Luca Fontana – Perché si possa comprendere come io abbia deciso di abbracciare questo approccio voglio raccontarvi la mia storia, ovvero quella di un fotografo da sempre innamorato della montagna.
Grazie a un lavoro e a una situazione familiare molto fortunata, in pochi anni, dal 2011 al 2018, ho collezionato tanti viaggi che mi hanno portato in tutto il mondo: dalla Patagonia allo Yukon, dalle Alpi Giapponesi al Kirghizistan e in molti altri luoghi.
Nello stesso periodo, il mio amico di infanzia Giovanni sceglieva invece di viaggiare sempre di meno. Non capivo le sue ragioni: ci piacevano le stesse cose e spesso gli proponevo di unirsi alle mie avventure ma lui, sorridendo, mi rispondeva con un fermo diniego. Quando ci vedevamo, io gli raccontavo di luoghi lontanissimi, che conoscevo come le mie tasche, lui invece mi parlava entusiasta di montagne dietro casa, che non avevo mai frequentato. La Val d’Ossola era a me praticamente sconosciuta, mentre Giovanni avrebbe potuto nominare tutte le sue cime.
Fu nel 2018, dopo aver rinunciato a un viaggio in Groenlandia, che questo mio modo di essere e pensare cambiò radicalmente. Invece di partire per un viaggio costoso, che richiedeva il supporto di guide e tour operator, decisi di mettere alla prova sulle nostre montagne tutto quello che avevo imparato fino ad allora. Feci quindi lunghe camminate per le alte vie della Valle d’Aosta in autosufficienza e, animato dalla giusta curiosità, trascorsi con grande sorpresa un settembre spettacolare, attraversando paesaggi bellissimi e scoprendo luoghi selvaggi, semplicemente uscendo un po’ dalle vie più tracciate. Il tutto a poche ore da casa e con una spesa molto contenuta. […]
Va messo subito in chiaro che “Allontanare le montagne” non è una dottrina rigida né radicale, ma assomiglia molto di più a una proposta che ciascuno può articolare a seconda delle proprie possibilità.
Anche all’interno del nostro gruppo, del resto, non mancano le differenze: Giovanni è un atleta, può partire nel cuore della notte in bicicletta per scalare una cima di 4000 metri senza nemmeno fermarsi a dormire. Io, che non eguaglio le sue prestazioni ma ho molto più tempo libero, parto dalla soglia di casa, zaino in spalla, per trascorrere bellissime giornate nelle Prealpi. […]
Ciò che ci accomuna è sicuramente la consapevolezza e la perseveranza: a tutti noi piace studiare nuovi percorsi o riscoprirne di dimenticati, andare a guardare laddove l’occhio di tanti non si posa nemmeno. Ogni singolo momento di un’uscita diviene quindi importante: non soltanto il raggiungimento di una vetta ma anche il modo in cui la si scala e addirittura quello in cui ci si avvicina alla base della montagna.
In questo senso, la nostra proposta è anche una forma di protesta nei confronti di una società che lascia sempre meno tempo a disposizione per le passioni di ognuno. Andare in montagna è infatti per la maggior parte delle persone un momento “mordi e fuggi”: una fuga di poche ore da una vita cittadina sempre più insopportabile per godere istericamente degli ultimi ambienti ancora piacevoli, consumandoli letteralmente, nella fretta di volere tutto e subito.
A questa organizzazione innaturale della vita, rispondiamo ridefinendo le nostre mete e rallentando il nostro passo, attribuendo maggior valore al tempo e, soprattutto, facendo sì che questo non venga in alcun modo definito dalle possibilità finanziarie e logistiche a disposizione. […]
Alla fine la nostra è una proposta che ciascuno, se vuole, può ritagliare sulla propria realtà, sul proprio modo di vivere, sulle proprie possibilità e disponibilità. “Allontanare le montagne” non significa renderle inarrivabili ma semplicemente dedicare loro più tempo, più fantasia, più energia e qualche rinuncia. Non è forse quello che tutti desideriamo?