Poesia

QUATTRO LIBRI NELLO ZAINO PER L’ESTATE 23 #2

Di poesia non ce n’è mai abbastanza. Di quella che ci apre al mondo con occhi non miopi poi ne avremmo bisogno tutti i giorni. Ecco due altri autori che potrebbero ben aiutarci.

Recensione di Davide Torri

30/07/2023
6 min

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la prima proposta di “4 libri per l’estate 2023”

n.3
UN DOPPIO LIMPIDO ZERO
POESIE SCELTE 1945-1980
Raffaele Carrieri

Sugli scaffali dedicati alla poesia, che grazie a Dio sono sempre meno relegati negli angoli più bui delle librerie, si è fatto spazio in questi ultimi anni una nuovissima casa editrice, nata come blog per pochi, con una idea semplice quanto rivoluzionaria: dare valore alla poesia di oggi e di ieri coordinando l’emozione della carta stampata e l’universalità del web[1]. E proprio grazie alla squadra di Andrea Cati che possiamo, tutti, godere di un autore incredibilmente poco conosciuto ancora oggi.

Un doppio limpido zero raccoglie molte delle poesie scritte da Raffaele Carrieri[2], un poeta la cui vita è stata un romanzo. Il sogno di ogni poeta, è un po’ anche il nostro sogno, è quello di poter vivere tante vite: Raffaele Carrieri le ha vissute. E le ha messe in poesia[3]. Ho incontrato i suoi scritti casualmente in un romanzo di Desiati nato, come Carrieri[4], in una terra desolata eppure stupenda come è Taranto. I suoi libri, prima di questa nuova raccolta, sono introvabili se non nel mercato dell’usato.

Bentornato Carrieri, finalmente. La pubblicazione di Interno Poesia raccoglie trentacinque anni di una produzione poetica (anche se le prime poesie Carrieri le ha scritte a diciotto anni) che parte dal “Lamento del Gabelliere”, pubblicato nel 1945, a “La ricchezza del niente” scritta pochi anni prima della scomparsa dell’autore avvenuta nel 1984.

Dentro ci sono oltre centocinquanta poesie che ben raccontano l’uomo che le ha scritte, i paesi dove ha vissuto, i tempi che ha attraversato, le persone che ha amato, le ferite e le carezze che ha raccolto: un giro del mondo poetico tracciato da una persona incredibilmente capace di assorbire, per poi restituire sotto forma poetica, una cultura ibrida, arcobaleno, piena di maschere d’Africa, di suggestivo Oriente, di colori surrealisti, di spose bambine che navigano sul Reno.

Aprite a caso questo libro, leggete una poesia. Poi rileggetela. Ad alta voce. Sarete lì, con una vecchia capra ad attendere il diluvio, con un rondinone caduto tra Ascona e Locarno, in volo a ottomila metri verso le porte dell’Africa, a vendere clandestinamente calze a Place Blanche e al Boulevard Montmartre, in un porto fuori mano con case piccoline dove i capitani più non partono. Perché la poesia è anche questa: un viaggio senza nessuna valigia.
_____
[1] Per conoscere la storia di questa bella esperienza editoriale: https://internopoesialibri.com/chi-siamo

[2] Raffaele Carrieri lo abbiamo già incontrato, noi di altitudini.it, questo inverno con una delle sue poesie che ha accompagnato la nostra strenna natalizia.

[3] Riprendendo e adattando le parole di Giuliano Gramigna scritte nel 1976 nell’introduzione di un’altra corposa raccolta dedicata al tarantino: soldato e doganiere, amico di artisti eccezionali come Picasso, giovane emigrante da terre poverissime e terre poverissime, venditore di bibite in Marocco e di cammelli al Cairo, marinaio, flaneur parigino e finalmente critico d’arte, giornalista, scrittore. Poeta.

[4] Raffaele Carrieri vince nel 1953 il Premio Viareggio, poi nel 1959 il Premio Chianciano e, ancora il Premio Tarquinia-Cardarelli nel 1967 e, nel 1970, il Premio Internazionale Taormina.

Raffaele Carrieri

La camicia bianca
Sotto il cielo d’agosto con filo e ago
riprende Maria il rammendo:
domani camicia bianca.
La cicala che canta
cuce, ricuce bottoni
e appende bucati al sole
per un figlio che mi somiglia.

Piccolo bestiario calabrese
Covoni di sette cupole,
rovine del grano.
E tu nella mia mano:
cicala a Seminara
rondine a Crotone.
Nel deserto delle biade
mulinelli di pula:
tu sulla mia spalla
più leggiera della paglia
coricata sull’aia.
Campi d’Albanella
campi di Terranova:
tu specchio, miraggio
mutevole in ogni occhio.
Nell’alone dell’Ave
per tratturi e mulattiere
dondolavano gli asini
coi castelli di fieno.
Caduta del sole a Sibari,
notte nuziale a Castrovillari:
nella stanza dell’orzo
spiava Orione
e tu sul mio cuore
sospesa come una quaglia.

UN DOPPIO LIMPIDO ZERO
POESIE SCELTE 1945-1980

Autore: Raffaele Carrieri
Curatela: Stefano Modeo
Editore: Interno Poesia, 2023
Pagine: 300
Prezzo di copertina: € 18,00

Interno Poesia Editore

n.4
LINGUA MADRE
OTTAVE 1994-2019
Emilio Rentocchini

A conferma che la poesia possa arrivare da posti in cui mai lo crederesti possibile, nasce e vive da settant’anni a Sassuolo, il più importante distretto industriale per la produzione di ceramica nel mondo[1], Emilio Rentocchini uno dei più importanti poeti italiani contemporanei.

È recentemente uscita per Quodlibet, nella collana Ardilut[2], la raccolta delle 300 ottave di Emilio Rentocchini[3], poeta che, parole sue, arriva da un popolo di San Tommaso pur cui credere significa toccare e che quindi oppone la sua poesia ad altra poesia contemporanea che gli sembra – e pure io condivido- spesso anoressica e anaffettiva. Il poeta racconta Sassuolo, i sassuolesi, la campagna emiliana, le curve della Secchia, gli Ipercoop, l’Apecar, ma quella geografia esplode nelle sue rime in mille piccoli pezzi che ricomponiamo trovandoci dentro la nostra, i nostri luoghi, i nostri amici, sia quelli morti che quelli vivi. Soprattutto i vivi che non riusciamo più a vedere tra i vivi.

Emilio Rentocchini è, credo, l’unico poeta vivente al mondo che ha sempre pensato le proprie poesie in ottava[4] e, se non bastasse a rendere originale quanto intrigante la forma scelta per scrivere, le poesie di Emilio Rentocchini sono nella prima parte  scritte in dialetto (ovviamente sassuolese, dialetto che Rentocchini non parla) in ottava vera e poi  completate da una seconda, che non va considerata come una semplice traduzione ma come parte integrante e non speculare, scritta in italiano, non una traduzione ma una mutazione governata dall’autore stesso.

Non c’è interruzione tra la parte in dialetto e quella in italiano, persino lo spazio bianco tra le due parti, ci dice l’autore stesso, è una terza lingua tutta echi e ombre. Non una nuova lingua ma una specie di luogo, una radura domestica dove fermarsi per permettere ai nostri altri luoghi, quelli comuni, di scomparire. Un’unica poesia dove due lingue cercano tra loro un equilibrio a una collaborazione. Persino bella da vedere stampata sulla carta, ordinata e pulita nei ritmi e nello spazio grafico.

La poesia di Rentocchini si ama perché si riconoscono, attraverso i suoni delle parole, prima ancora dei significati e delle visioni, i luoghi più nascosti di noi stessi, i buchi, gli scavi, le ombre e poi, solo un microsecondo dopo, tutto quello ritorna nascosto. Forse proprio nello spazio bianco.
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[1] Anche se l’Italia è stata superata nella produzione di metri quadrati dalla Cina e da altri paesi come Spagna, Brasile e Turchia, India (ironia sta anche nel fatto che molte fabbriche in questi Stati hanno nomi tipo Venice, Italceramica, CeraCasa e altro) Sassuolo continua, superate diverse crisi in questi ultimi anni, ad essere un punto di riferimento per il mercato mondiale di produzione delle piastrelle in ceramica con un mercato prevalentemente rivolto all’estero. In ogni caso il paesaggio tipico sassuolese resta il bancale di piastrelle.

[2] Il disegno dell’ardilut (valeriana selvatica), scelto dal giovane Pier Paolo Pasolini per le sue pubblicazioni in friulano, viene qui ripreso come simbolo della collana,

[3] In un documentario di diversi anni fa Gianni Mura, raccontando di questo autore disse: “Sassuolo sta a Rentocchini come la gobba a Leopardi”.

[4] L’ottava rima, o semplicemente l’ottava, è una strofa di otto endecasillabi rimati, di cui i primi sei a rima alternata e gli ultimi due a rima baciata (ABABABCC). È il metro usato nell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto e nella Gerusalemme liberata di Torquato Tasso.

Emilio Rentocchini

284
A Leo
Chi ha méss tri autovelox a Maranel
tuland in gir la storia d’ na sitê,
per dirla com as dis, l’è un bel usel.
Me an so mea dir c’sa sia velocitê
ma quand a viva Gilles sul prém canel
tórs via al casco da cin col sguerd spaesê,
velocitê am pariva nostalgia
e Gilles n’orfan ch’l’ha int i oc la sô famia.

Chi ha messo tre autovelox a Maranello
prendendo in giro la storia di una città,
per dirla come va detta, è un bell’uccello.
Non lo so cosa sia la velocità
ma quando vedevo Gilles sul primo canale
togliersi il casco come un bimbo dallo sguardo spaesato,
velocità mi sembrava nostalgia
e Gilles un orfano che ha negli occhi la sua famiglia.

291
La tecnica l’è un quel fondamentel
quand la s’anólla a fiê ‘n la fluiditê
ed quell ch’as vliva dir, cherna e servel
mantechê al fógh, di vocaléss pensê
savand ch’anch al belcant sperimentel
l’ha n’anma verta a l’espresivitê,
muntères da nimê, vleirs bein da sant,
al douls e al brósch d’amour, ecco l’incant

La tecnica è una cosa fondamentale
quando s’annulla nella fluidità
di ciò che si vuol dire, carne e cervello
mantecati al fuoco, vocalizzi pensati
sapendo che anche il belcanto sperimentale
ha l’animo aperto all’espressività,
montarsi da animali e volersi bene da santi,
il dolce e il brusco dell’amore, ecco l’incanto.

LINGUA MADRE
OTTAVE 1994-2019

Autore: Emilio Rentocchini
Editore: Quodlibet, 2022
Pagine: 352
Prezzo di copertina: € 22,00

Quodlibet

Davide Torri

Davide Torri

Insegnante di educazione fisica. Da diversi anni promuove iniziative dedicate alle terre alte (e anche alle montagne di mezzo). Ha prodotto documentari e spettacoli teatrali, organizzato convegni, incontri, mostre, costruito progetti di microeconomia alpina, pubblicato saggi e ricerche: il tutto dedicato alle montagne e alla gente che sopra ci vive (in pace). Collabora con altitudini da molto tempo.


Il mio blog | Scrivo su altitudini.it da molto tempo. Mi piace starci perché, nonostante sia virtuale, è un luogo dove la concretezza delle persone e delle montagne è sempre lì: da toccare.
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