Tenzing Norgay è una guida sherpa, è un po’ più basso di Ed, ma a forza motrice non è secondo a nessuno. Edmund è talmente alto da conquistare il monte più alto del mondo prima che lo faccia chiunque altro. Lo fa insieme al sempre sorridente, seppur privo di ossigeno, sherpa Tenzing. È il 29 maggio. L’anno è il 1953.
Nel frattempo in un altro luogo, meno geolocalizzato, meno freddo, meno alto e meno iconico, ma ugualmente potente, un gruppo di pompieri invece che spegnere il fuoco lo alimenta e lo fa bruciando libri.
Al governo di quel luogo i libri non piacciono punto. Brutta storia. Non si sa che anno sia e tanto meno il luogo preciso.
A Venezia, invece, una pianista si aggira per le calli e i canali spiegando ad un immaginario pubblico la magnificenza della città che sta malinconicamente affondando. La pianista parla e suona, canta e legge. Gira per musei, si aggira per campielli, si perde nel palazzo ducale.
Sembra una girandola Venezia. Prende fuoco alle parole di Bradbury. Barcolla in bilico sui pali che le fanno da fondamenta, ma resiste; come Hillary, ben oltre il confine della zona della morte, rimane in piedi barcollando, ma pur sempre vittoriosa.
I canali gelano, i rii bruciano, i palazzi come montagne isteriche promettono valanghe di meraviglia ad ogni angolo. Truffaut passeggia non visto, indossa un elmetto rosso. I musei sprezzanti ospitano pinnacoli di ghiacci.
I libri non si bruciano a Venezia, a Venezia annegano in librerie create alla bella posta.
Montag legge di nascosto un libro proibito dentro una gondola alla deriva sopra un ghiacciaio in estinzione. Tenzing pagaia lontano, punta la prua verso Katmandu. In piazza Durbar persone urlano vestite da carnevale. L’Himalaya è avvolto dalle fiamme del tramonto, una bandierina inglese ed una nepalese sventolano all’unisono.
Cos’hanno dunque in comune una montagna alta ottomilaottocentoquarantre metri, Venezia, quattrocentocinquantuno gradi Fahrenheit, Sir Hillary e Tenzing lo sherpa, Montag, le calli, i canali e i libri?
Hanno in comune un divano.
Ma anche la pioggia fuori dalla finestra in una domenica come un’altra, la televisione accesa e il sonno che se ne frega e rimescola storie, paesaggi e protagonisti.
Bella storia,l’ho letta volentieri, che mi riporta a un sogno dove la laguna era invasa da ghiacci in disfacimento. Devo averne fatto un disegno ma non ricordo in quale quaderno. Magari lo cercheró. Buona giornata.
Grazie della lettura Marco. Curioso di vedere il disegno.