LA RÉUNION DI ALTITUDINI

Il 12 e 13 giugno in Val di Terragnolo si è svolta la prima Réunion di altitudini, una occasione speciale per ascoltare tante storie e conoscere tante belle persone.

20/06/2021
5 min

L’Isola de La Réunion è un piccolo paradiso dell’arcipelago delle isole Mascarene, di cui fa parte la più famosa Mauritius. Posta nell’Oceano Indiano a 700 km dal Madagascar è una regione d’oltremare della Francia. Il 40% del territorio è tutelato a Parco naturale, caratterizzato da valli, boschi, gole e falesie che formano un paradiso naturale in gran parte incontaminato.

Il Masetto è un puntino nel bosco, fuori dai sentieri battuti, a metà strada tra Rovereto e Folgaria, tra i monti della Valle trentina di Terragnolo. Il Masetto, gestito da Gianni Mittempergher, come un’isola tra i boschi è un luogo pieno di cultura, un rifugio creativo e ospitale.

Isolariunione e arcipelago ci sono sembrate tre parole perfette attorno alle quali organizzare il primo incontro di altitudini aperto a chi ama le storie e i luoghi fuori tracciaAbbiamo trascorso due giorni liberi e leggeri, abbiamo premiato i vincitori del Blogger Contest 2020, ascoltato tante storie e conosciuto tante belle persone.

#Simonetta Radice / Arrivo come sempre in ritardo, pur essendo salita qui un giorno prima, in ritardo ma in tempo per sentire le ultime parole del discorso di Andrea: “La montagna è un regalo che ci è stato fatto e noi non abbiamo saputo meritarla.” È vero, se pensiamo a tutto quello che abbiamo fatto alle montagne o non abbiamo fatto per le montagne, non è vero per tutte le volte che ci siamo lasciati conquistare, attraversare, inselvatichire o catturare.

Qui ci siamo invece ritrovati grazie ai nostri tentativi di raccontare, e abbiamo provato a farci ancora domande su questo misterioso legame che pure esiste tra montagne, parole, i segni, su quell’urgenza che molti di noi sentono di mettere su carta l’intensità dei sentimenti che provano salendo.

“Qui” è “il Masetto” nella val Terragnolo, un angolo di Trentino che sembra essere stato dimenticato dalla furia dello sviluppo, meno da quella di Vaia, di cui si vedono ancora i segni. Un’isola dimenticata e forse felice, verrebbe da dire, sicuramente il posto ideale per ospitare il variegato arcipelago di Altitudini che siamo. E così, abbiamo vissuto due giorni preziosi di incontri e di racconti, in cui abbiamo parlato della montagna come un luogo da vivere e un luogo che vive, in cui abbiamo ascoltato il canto del cuculo, il belato delle pecore, l’abbaiare festoso dei cani e abbiamo riempito il occhi delle fioriture gioiose di giugno, un altro regalo che chissà se ci meritiamo.

Senza dubbio ci siamo ritrovati consapevoli della fragilità che si nasconde dietro la bellezza, della necessità di continuare a tradurre in parole e opere il tempo che ci aspetta, e di alzare la voce ogni volta che il grido che ci giunge dal pianeta che è casa di tutti non riesce a farsi ascoltare. Altitudini è un’avventura che continua su strade che chissà dove ci porteranno, ma è un’avventura che siamo felici di vivere.

#Federico Balzan / Siamo seduti a cerchio alla Réunion di Altitudini, tra i prati della Val di Terragnolo, ospiti del rifugio Il Masetto.
Un po’ in disparte, dietro la fila di sedie distanziate e di cuscini appoggiati sull’erba che ospitano persone in ascolto, se ne stanno stravaccati a terra quattro ragazzi/uomini sui trent’anni, dall’aspetto libero e scanzonato, barbe, piedi scalzi e stelo d’erba in bocca.
Decido di attaccare bottone sottovoce, credendo di andare a colpo sicuro.
«E così voi siete i quattro scialpinisti che hanno raggiunto Davos con le pelli di foca, per sensibilizzare sulla crisi climatica in atto, di cui sta parlando ora Simonetta?»
Mi guardano e mi risponde sussurrando quello che poi scoprirò chiamarsi Simon.
«Ciao, no, a dir la verità noi siamo quelli che hanno salito e disceso con gli sci una discarica, intendo proprio una collina formata dai rifiuti. Sai, per sensibilizzare sul tema dei rifiuti e robe così. Dopo tocca a noi parlare».
Questo è il bello di questi incontri. Lasciarsi ispirare da gente decisamente fuori dal comune, straordinaria.

#Andrea Carta, il Mascabron / Dopo tanti anni di montagnismo e pubblicazioni, è bello scoprire questa sincera varietà di interpretare e raccontare la montagna e il suo ambiente. E grazie a persone così speciali… la storia continua.

#Laura Maffiotti e Carlo Marinello / Forse fuorilegge (per l’incanto delle storie).
«Guarda che stellata, perché non dormiamo qui?»
«No».
«Daiii, dormiamo in macchina, per una notte…»
« No, dopo fa freddo».
«Dici?»
Nel bosco si muove qualcosa, immaginiamo già un orso che avanza, un lupo che salta fuori in cerca di prede. Indietreggiamo, ritorniamo alla luce del Masetto, prendiamo coraggio e ci avviamo verso l’auto.
Carlo mette in moto, salgo a malincuore, non vorrei mai smettere di giocare, come i bambini.
Nessuno in giro.
Due caprioli tranquilli sul ciglio della strada rifuggono la luce dei fanali e si addentrano nell’ombra.
Il nevaio gocciola, fa caldo anche a mille metri stanotte.
Al passo della Borcola voglio fermarmi: «Approfittiamo per guardare il cielo stellato, qui c’è poca luce, siamo lontani da tutte le città».
Chissà come si vedono le stelle all’isola di Réunion…

P.S.: il Trentino diventa zona bianca il 14 giugno 2021. Dopo la mezzanotte del 13 giugno vige il coprifuoco oppure siamo liberi?

Disegno di Carlo Marinello

#Cristiana Dalla Fina / «Ci son così tanti posti da vedere, che non ci torno due volte».
È una frase che dico anch’io e la sento ripetere spesso, soprattutto tra alpinistici quando si tratta di pianificare una scalata. Come se dovessimo collezionare chissà che figurina mancante.
Questo weekend invece son voluta tornare in un posto dove non passavo da 25 anni su per giù, da quando ero bambina. L’intento non era semplicemente passarci ma fermarmi, per ri-scoprirlo, ri-conoscerlo e stare a vedere “l’effetto che fa”.
Man mano che salgo lungo i tornanti mi rendo conto del rapido susseguirsi di parole, frasi, sorrisi, volti, persone che riaffiorano. Riflessioni in immagini multicolor sovrapposte alla rinfusa. Complice forse il gioco di luci e ombre creato dalle fronde che filtrano il sole sull’asfalto che corre. Premi sull’acceleratore e mentre tu vai, la strada ti restituisce vivide le immagini di ritorno.
Alla rinfusa ma limpide e ferme.
Ad ogni battito di ciglia una scena.
Passato e presente.
Cambiamento, passaggio, impermanenza.
Rapportarsi col mutare dei luoghi e di noi stessi.
Forse allontanarsi vuol dire tornare e guardare le cose con gli stessi occhi?
So solo che ad un certo punto, distesa su un prato ho voluto chiuderli e lasciarmi cullare da un vento che c’è solo lì.
«Tata dorme», una vocina mi sveglia di sobbalzo.
L’ho vista tra le ciglia appena, era una bambina. Mentre i suoi le dicevano: «Dai su, fai un bel cheeese», appoggiata alla staccionata che da sulla valle, mi indicava con un mazzo di ranuncoli gialli sull’altra. Le ho sorriso ed ho richiuso veloce gli occhi facendo finta di dormire. Li ho riaperti subito per vedere meglio. Lei era ancora lì che mi guardava.
Il caleidoscopio: per la bellezza e la bontà del luogo al Masetto, per l’attrezzatura che così solo un pascià può dormire Ferrino Outdoor, per l’incontro, lo scambio e la conoscenza di persone diverse ma legate da un filo comune altitudini.it, per la passione e la gentilezza di Teddy, per il nuovo libro ed il cammino che mi attende.
Réunion Arcipelago Altitudini.
Buona la prima!

#Andrea Nicolussi Golo / Incontrare: trovare per caso, o senza deliberato proposito, una o più persone davanti a sé o sulla propria strada.
Così il vocabolario Treccani, ma così non è, non lo è sempre; a volte incontrare una o più persone sulla propria strada è una necessità indifferibile, urgente e necessaria. A volte incontrarsi è cercarsi.
Ho pensato questo mentre salivo al Masetto, che bisogna cercarsi, che non basta sapere di esserci, è necessario trovarsi per dirselo.
È necessario incontrare parole che sapevi esistere, ma che era necessario ascoltare e legarle al volto di chi le dice perché siano vere sino in fondo, per poterle conservare come un regalo prezioso.
Un regalo immeritato è stata la mia visita breve al Masetto con tutti voi, e come i bambini non ho chiesto, ho preso e portato via senza ringraziare. Ho preso tanto; l’amicizia, le parole, il vento, il cielo, le scale di legno, il canto del cuculo e l’abbaiare dei cani, il belare delle capre, (mai potrò più vedere una capra senza che il mio pensare corra alla cara Agitu) il verde dei larici (sofferenti), il vino e il cibo, i sorrisi a cui la mia timidezza ha impedito una risposta. Ho preso da bambino non da birbante e se qualcosa ho dato in cambio, vorrei che fossero le parole sottratte all’amica poeta Roberta Dapunt:
Pulire i prati è levare loro i sassi e contarli,
come un atto di compassione
ad ogni riverenza che gli concedi.
È raccogliere terra sputata dal fondo e seminarla,
di nuovo, in segno di generosità verso essa.
Sono il mio regalo.

#Luciano Caminati / Le coordinate sono quelle di un’isola in un mare di abeti, pini e larici benedetta dalla luce del sole che nasce e tramonta in un cielo di speranze.
Vi approdano naviganti che seguono le rotte delle costellazioni create dai loro sogni in cerca di una nuova terra promessa da nessuno.
Mi sorprende il richiamo insistente del cuculo che sorveglia il nostro approdo. Magari qualcuno sarà pure volato sul suo nido per vedere dove si nasconda, mentre noi ci troviamo riuniti attorno al fuoco dell’immaginazione per raccontarci delle nostre antiche terre, da dove veniamo e dove andremo domani.  Ma se alzo lo sguardo vedo all’orizzonte il profilo della nostra comune Madre che non si stanca di accoglierci qui e ovunque, oggi e sempre, nonostante le ferite che il nostro desiderio di crescere le infligga. E siamo qui, noi naviganti, per conoscerci e provare a rimediare e poi tornare alle nostre radici.
Sono felice dei sorrisi e delle parole, della vostra benevolenza e del calore che mi avete donato incontrandovi in questo porto sicuro. Ne farò tesoro quando, domani, riprenderò la rotta che il cuculo mi avrà indicato.

Illustrazione di Erika Segale

#Luisa Mandrino / Di ritorno dalla magnifica esperienza della prima Réunion di Altitudini, abbronzata e felice, penso alle persone che ho conosciuto nel rifugio di Gianni, il Masetto, un posto dal quale non vorresti mai ripartire. Tra i tanti momenti che abbiamo vissuto insieme, il più interessante è stato per me ascoltare i nostri autori che raccontavano la scintilla creativa che si accende quando scrivono, fotografano, disegnano.

Stefan Zweig, il grande scrittore viennese perseguitato dai nazisti e morto in esilio, racconta nel suo Il mondo di ieri, di quando incontrò Auguste Rodin. L’illustre scultore accolse Zweig, allora ragazzo, nel suo studio con grande gentilezza. Poi si occupò della scultura che stava ultimando e Zweig poté vedere, da vicino, come lavorava. Non erano solo le mani che osservava, ma l’intera persona di Rodin, sentendosi rapito da quello che vedeva. Rodin, a sua volta rapito dalla scultura, lavorò per ore, poi coprì l’opera, uscì e chiuse la porta a chiave. Si era dimenticato del ragazzo che l’osservava! Zweig rimase nello studio ancora intriso dell’arte di Rodin, finché venne liberato portandosi via quello che chiama “un giorno solenne”.

In questo mondo in cui tutto viene fatto da remoto, come si usa dire, ho amato nei nostri due giorni in Val Terragnolo poter osservare, capire, parlare, chiedere ma soprattutto ascoltare le risposte a una domanda, quella di raccontare e vivere la montagna. Una domanda che è un desiderio e insieme un’esigenza, ma anche un dovere e che è arrivata lì, tra le montagne, fresca e pura come immagino uno dei gesti di Rodin. Questo è quello che mi porto via dopo essere uscita dalla stanza senza muri e senza porta, ma con alte pareti, boschi animati dal canto del cuculo e l’immenso cielo per soffitto, eppure intima e ricca di emozione come lo studio in cui creiamo la nostra opera per poi scoprirla davanti al mondo. Mi piacerebbe che tra le altre cose Altitudini diventasse questo, una fucina d’artista in cui confrontare le nostre emozionanti attitudini, in cui raccontarci con la passione sincera che questi due giorni in compagnia hanno ravvivato e che ci porterà molto lontano. Grazie Teddy per tutto questo!

#Antonio G. Bortoluzzi / Alla réuninon trentina degli amici e delle amiche di Altitudini ho avuto conferma di un’idea che mi sto facendo da un po’. Raccontare non è dire, parlare, esprimersi (sì, è anche questo),  ma nella sua essenza, nella sua genesi, nel suo nascere e crescere il raccontare prevede una disposizione all’ascolto. Ascoltare il paesaggio, le bestie, la temperatura, le persone; ascoltare un progetto, un sogno, una sfida. Nella media montagna del Masetto nella Valle di Terragnolo, i temi di quest’anno (tra i quali il clima, i boschi, il consumo di suolo, la traduzione, il viaggio, i rifiuti, la montagna super sfruttata come quella abbandonata) hanno mostrato che sempre nel profondo di un’opera artistica che si manifesta come racconto, reportage, documentario, disegno, fotografia c’è un bel pezzo di vita di persone che prima di raccontare agli altri hanno saputo osservare, ragionare, provare, vedere, e in sintesi ascoltare fino a sentire qualcosa di duraturo, di importate. E ci siamo trovati in sintonia nonostante le differenze d’età, genere, dialetto, mestiere, regione di provenienza. E Altitudini non ha significato primeggiare, ma ha mostrato una quota ideale e comunitaria, oltrepassata la quale, si sta tutti insieme.

#Vittoria Carta / Devo ammettere che partecipare alla Reùnion di Arcipelago Altitudini è stata una bellissima esperienza. Nonostante io non abbia partecipato al Blogger Contest, né abbia l’abitudine di scrivere di montagna (almeno non ancora), confesso che prima di arrivare al Masetto non mi aspettavo nulla del genere e sono rimasta piacevolmente sorpresa.

È stato molto interessante ascoltare tutti gli interventi in cui autori e scrittori raccontavano sé stessi e le proprio terre usando parole semplici, oneste ma allo stesso tempo ponderate e ricche di significato; in alcune di queste parole si percepiva una vera e propria genuinità dell’esperienza e talvolta della sofferenza che c’era alle spalle di quel racconto o disegno. Ecco, la parola che descrive al meglio questa esperienza dal mio punto di vista direi che è proprio genuinità.

Nonostante si sia stati insieme solamente una giornata, alla fine di quest’esperienza me ne sono andata con una sensazione strana, come se avessi conosciuto da tempo le persone lì presenti, come se si fosse creata una sorta di bolla di intimità. Ecco, nonostante io fossi probabilmente la figura più estranea, mi sono sentita davvero accolta e parte del gruppo.

Inoltre, è stato molto stimolante e anche confortante, da un certo punto di vista, sentire che siano emersi temi a me molto vicini e cari, uno dei quali quello dei cambiamenti climatici, argomento che mi ha anche spinto a scegliere ciò che studio oggi: sentire che anche le generazioni precedenti alla mia ci tengano ancora a questo pianeta mi ha fatto riflettere, che anche se viviamo in un’epoca difficile le cose possono ancora cambiare e che non serve scaricare tutta la responsabilità del “trovare soluzioni per il futuro” su di noi, nuove generazioni, perché è vero che il futuro sarà nostro ma è una cosa che ci riguarda tutti, giovani e vecchi, e non in un futuro tanto lontano ma qui e ora.

Concludo ringraziando tutti di cuore ancora una volta, sono davvero felice di aver potuto conoscere anche se in piccolissima parte persone così autentiche e amanti della montagna ma più in generale del mondo in cui viviamo. Vi conservo come un bellissimo ricordo.
Arrivederci, speriamo di poterci incontrare di nuovo.

 #Marco Rossignoli e Melike / «Sai che era da tanto che non avevo avuto una occasione del genere, semplicemente seduto in un prato ad ascoltare storie. Una delle cose più antiche e più belle che le persone possano fare assieme».
Alla prossima.

Illustrazione di Marco Rossignoli

#Marco Ranocchiari / Dall’Himalaya alle Alpi, dai piccoli popoli degli altipiani al calore confortante del caffè, dal riscoprire la voglia di disegnare al continuare a scoprire le montagne tra cui vivo o ho vissuto (l’Appennino, il Trentino) o vorrei vivere. E magari vivere in diversi modi: in baite, rifugi, furgoni, magari vagando sulle tracce di geologi partigiani, camminatori, vecchie montanare con una gerla in spalla. Parafrasando un libro anche troppo citato, “avrà imparato di più chi ha scalato le Otto montagne o chi è arrivato in cima alla Réunion?”.
Grazie di tutto e a presto!

#Ialina Vinci / Devo ringraziare Luisa Mandrino che mi ha invitata a partecipare alla Réunion al Masetto. Pensavo fosse una bella occasione per rivederla e per fare un’escursione in montagna in compagnia, con le nostre due figlie adolescenti, Pepita e Cristina. Certo non mi aspettavo di entrare in una grande famiglia, che tanto aveva in comune con me, col mio mondo, col mio modo di vivere e pensare la montagna e la vita. Non conoscevo praticamente nessuno, a parte Marco e sua moglie, che erano venuti alla presentazione del libro che Luisa ha scritto su mio padre, una sera a Verona, 6 anni fa, in quello speciale luogo di incontri che è la libreria Gulliver. Ma non avevo mai visto i suoi fantastici acquarelli! Vedere quelle immagini, leggere i testi delle canzoni, le ricette, le etichette, ci hanno fatto vivere il viaggio. Ma la sorpresa più inattesa è stato l’accalorato discorso di Federico, che è partito dalla bicicletta per arrivare a parlare del consumo di suolo. Sono stata contenta di sapere che questo tema che mi sta a cuore, è venuto alla ribalta anche grazie al lavoro che dedichiamo, io e i miei colleghi di ARPAV, a leggere le immagini da satellite per individuare ogni nuova costruzione, strada o parcheggio nel territorio veneto, mia regione di adozione, per costruire con ISPRA la carta del consumo di suolo di tutta Italia.

La mattina di sabato ci eravamo avventurate nella Forra del Lupo ed è stato un modo per pensare alla durezza della guerra in montagna, della vita in trincea durante la grande guerra. “La guerra è bestiale, soprattutto in montagna”, diceva mio padre e lui l’aveva vissuta in prima persona, negli alpini prima, nei partigiani poi.

Arrivate al Masetto, abbiamo potuto ascoltare Andrea che ci ha parlato con commozione dell’abbandono del suo paese in montagna, Luserna, probabilmente l’ultimo paese che conserva il segreto della lingua cimbra e che è venuto alla ribalta perché sta cercando di trovare un’altra via per contrastare lo spopolamento. Non è facile vivere in montagna, non è facile vivere la montagna, ma tutto si chiude con una nota di speranza che volentieri mi porto a casa: nella valle del Kali Gandaki di cui conservo un bellissimo ricordo, il progresso non ha portato degrado e distruzione, ha portato invece al recupero del passato e ha dato un futuro dignitoso a chi ci abita.

Illustrazione di Silvia Benetollo

Grazie!
Grazie ai vincitori e ai premiati del BC2020 che si sono presentati attraverso un oggetto, un disegno, una mappa, una foto: Francesca Nemi (premio PalaRonda Trek), Marco Ranocchiari (premio Giro del Confinale), Federico Balzan (premio La montagna dal vivo), Erica Segale (3° posto web comics); Stefano Lovison (2° posto web comics) che non ha potuto partecipare e ci ha inviato un video-messaggio; Marco Rossignoli (1° posto web comics), Antonio G. Bortoluzzi (3° posto racconti brevi); Silvia Benetollo (2° posto racconti brevi); Luciano Caminati (1° posto racconti brevi).

Grazie agli ospiti speciali: Andrea Nicolussi Golo, scrittore e poeta che ha parlato di grandi montagne e piccoli popoli; Laura Bortot, scrittrice e traduttrice che ha raccontato il mestiere di “tradurre in mezzo alle montagne”; Eva Toschi che ha presentato il suo libro fresco di stampa “Per la mia strada” edito da Harper Collins Italia e Simonetta Radice, direttrice di MonteRosa edizioni, che ha parlato di uno dei suoi libri “Sciare in un mondo fragile”.

Grazie a Novella (guida di territorio) che, durante la camminata di domenica mattina, ci ha fatto conoscere alcuni degli insediamenti storici di Terragnolo. Grazie a Alice Martinelli e Andrea Carta che ci hanno parlato, rispettivamente della Mudeda e della vita in rifugio, di Cima Undici e dei famosi Mascabroni. Ci dispiace che Daniele Ceddia non abbia potuto raggiungerci, ci avrebbe parlato del suo progetto “Sulla Faglia”.

Grazie ai nostri insostituibili presentatori: Luisa Mandrino, presidente della giuria del BC2020 e Davide Torri editor di altitudini. E grazie anche a tutte le persone arrivate al seguito della tribù di altitudini che, senza sapere bene cosa gli aspettasse, hanno portato il loro contributo di storie ed esperienze. E infine grazia a Gianni Mittempergher e al suo staff per l’accoglienza e per la sorpresa di vedere tante belle cose riunite in un puntino nel bosco.

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in collaborazione con:
Ferrino Outdoor / AKU trekking & outdoor footwear / Suunto / Salomon
CAMP – CASSIN / Skialper / Palaronda Trek / Alta Via Dolomiti Bellunesi
MonteRosa edizioni / Rifugio Quinto Alpini / 4ActionSport / Mulatero Editore

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