“Soffiando per una notte e un giorno il vento ha fatto il mare di neve. Il sole ha inondato di luce la sua opera. Qui impàri la libertà ed il mistero. La tua onda lunga solca le onde.
Ti lega al sole.”
da Volo con l’aquila. Immagini e pensieri sulle Alpi Giulie, Celso Macor
Lo senti? Arriva di lato… no, mi aspetta laggiù. Ora se n’è andato… Ecco che torna, ha il fruscio come voce e gli alberi come alleati.
Sono salita sola, in una splendida giornata dal cielo cristallino, una di quelle giornate che seguono una debole nevicata notturna e il pienone dei giorni di festa. Difficilmente mi avventuro da sola, mi sento più a mio agio su una bici che sugli sci, ma Giuseppe non c’era e la salita è rientrata oramai nel mio quotidiano.
La giornata era talmente limpida e la mia fretta di calzare gli sci tale che non feci caso al fatto che il parcheggio era praticamente vuoto. Non incontrai nessuno, pensai perfino fosse la mia, la prima traccia di quella giornata. Nel bosco solo il fruscio del vento…
Superai il Rifugio e andai spedita verso le piste; questo tratto sotto le pareti e i prati ripidi tirati dal vento, mi attiva sempre un po di ansia… mi affrettai.
Raggiunta la sella… fu un attimo. Il vento mi investì prepotente, la neve mi sferzò il viso in un continuo schiaffo, non riuscii a distinguere la pista battuta, eppure doveva essere lì, mi voltai… mi scivolò in testa questa frase: “E poi il vento, tutto ricompone…”.
Ero sola… Il soffiare prepotente del vento aveva fatto chiudere l’impianto, mi sentii sciocca, ero forse l’unica ingenua ad essermi avventurata in una giornata così sulle piste furibonde di tempesta. Il panico mi aggredì, feci la cosa più sciocca che potessi fare: togliermi gli sci!
Volevo togliere le pelli per scendere più velocemente. Affondai nella neve ventata fino alle ginocchia, tolsi i guanti frettolosamente per liberare gli sci mentre mi ripetevo: “Che sciocca, che sciocca! Giuseppe mi direbbe: solo tu sei capace di tali imprese! Che vergogna!_mi ripetevo_ Morire assiderata a pochi metri dal rifugio, che vergogna, proprio tu, Romina!”