Il libro che vorrei aveste sulla vostra tavola, più del panettone alla papaya e della mostarda di marroni, è Settembrini, Vita e opinioni[i] di Leo Tuor: ce ne sono in giro solo 500 copie ma potete anche farcela vista la scarsa conoscenza, al di qua delle Alpi, di questo autore. Dello scrittore/cacciatore svizzero Leo Tour abbiamo già parlato qualche tempo fa su altitudini.it . Scrive in romancio sursilvano, lingua parlata da un paio di migliaia di persone e, in Italia, i suoi libri sono tradotti in modo eccellente. In effetti mi capita, sempre più spesso, di leggere libri di autori italiani a cui, forse, servirebbe un buon traduttore come è Walter Rosselli che ha preso l’impegnativo compito di portare a noi la complessa e cupa lingua delle montagne grigionesi.
Dopo Giacumbert Nau e Caccia allo Stambecco con Wittgenstein è arrivato in Italia il terzo libro di Leo Tuor che se, con quel nome, ci sembra già simpatico è un personaggio ostico e ruvido, non fosse altro per la durezza con cui porta avanti alcune battaglie[ii] che definire da montanaro è riduttivo.
Settembrini, Vita e opinioni è un trattato sulla caccia, sulla magia, sulla filosofia e sulla poesia o, come dice l’autore “la storia dei miei zii gemelli, Gion Battesta e Gion Evangelist Silvester, chiamati, quando non erano entrambi presenti, Settembrini, cacciatori di camosci, ammiratori del cielo e letterati” o, ancora, più semplicemente una serie di piccole perle dove, sempre Tuor: “mi auguro che l’identità di molti Autori che mi sono stati maestri risulti evidente”[iii]. Tutto in poco meno di duecento pagine –stampate però su carta elegante- dove, come già negli altri libri di Tuor, ha senso anche la disposizione fisica del testo.
Ovviamente è un libro consigliato a chi ama la caccia, a chi la pratica ma come se “ fosse un gentiluomo”, ma anche e soprattutto a chi non la ama, a chi vede nella caccia qualcosa di primitivo e disumano (ma il tipo di caccia che pratica e scrive Leo ha a che fare con le storie e questo affascina anche chi non la pratica). A me piace leggere storie di caccia, non amo la caccia ma sono sicuro che ci siano cacciatori gentiluomini e in effetti ne conosco uno in Valsesia e, persino, un altro in Bergamo.
Settembrini, Vita e opinioni parte con un caldo giorno del 1509, in cui Erasmo da Rotterdam valica lo Spluga, e termina ai giorni nostri dove, dopo un incendio, “i vigili del fuoco, i vigili delle ossa e i vigili normali hanno rovistato tra le rovine e non hanno trovato un solo osso”. E in mezzo un fuoco di artificio della parola e della scrittura, buona ovviamente, tra versi da cantare in falsetto, goedi da aprire, donne preferite – non Diana – ma
“Agrippina Minore,
pronipote di Augusto,
figlia di Germanico,
sorella di Caligola,
nipote e consorte di Claudio,
mamma di Nerone”
preferita dallo Zio Battesta
e, ovviamente, gaurdiacaccia.
Un libro che, sicuro, se lo leggerete nella notte di Natale vi renderà più buoni. E vi farà dimenticare la Messa di Mezzanotte e le tante pellicce in mostra per l’occasione (di certo da animali che non hanno conosciuto gentiluomini).
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[i] una delle cose fastidiose, in Italia e forse altrove, è la non consequenzialità nella pubblicazione di libri di autori stranieri: nel caso di Leo Tour Giacumbert è il primo di una trilogia che vede Settembrini come terzo capitolo. E il secondo? Occorre sapere il romancio. Sursilvano però.
[ii] www.lr-grt.ch
[iii] anche se i capitoli dove “gli autori devono restare anonimi” appaiono veramente eccezionali.