“E come si sentiva in quei momenti?”, chiese la giovane scrittrice, appassionata di montagna, al vecchio alpinista. Stava scrivendo un libro, basato su interviste agli storici alpinisti della zona. Ma non voleva essere un testo che parlasse delle loro imprese: più che altro voleva soffermarsi sui loro vissuti emotivi, sulle ragioni, i sentimenti, le spinte alla base delle loro imprese, e su quello che avevano capito, imparato da tutto questo.
Aveva intervistato tutti i più famosi alpinisti della celebre località montana.
Da ultimo era giunta a lui, il meno noto, il più discreto, quello che mai aveva parlato pubblicamente delle sue imprese. Eppure, a detta di molti, era stato il migliore, per tecnica, qualità delle gesta, spirito con cui affrontava la montagna. Ma mai aveva raccontato di sé; per lo più era noto solo agli esperti del settore.
Si diceva che la sua riservatezza nascesse anche da un profondo dolore, vissuto all’apice della sua carriera. Gli amici più anziani, ormai scomparsi, avevano nel passato con discrezione raccontato qualcosa a riguardo. Si sapeva che aveva perso un figlio, ancora bambino, in un’escursione in montagna. Ma le circostante, in un clima di rispetto generale, erano rimaste sconosciute a più.
Era subito rimasta colpita dallo stile semplice, umile e schietto. Ma soprattutto da un senso di tranquillità, intessuto con qualcosa di profondo, di autentico, che gli veniva dall’animo. Era come se fosse estraneo ad ogni orgoglio, ad ogni celebrazione delle sue gesta. Come se lo scopo del suo agire fosse stato ben oltre tutto questo.
“Come mi sentivo?”, rispose l’uomo, “dipendeva dalla gravità della situazione. Spesso preoccupato per i possibili sviluppi. Alcune volte arrabbiato per l’errore che avevo commesso. Altre volte, invece, se lo sbaglio comportava una situazione imprevista e disagevole, ma gestibile senza particolari pericoli, mi è capitato di sentire un senso di libertà nascermi dentro, come se finalmente si rompessero gli schemi psicologici in cui la mente si imbriglia, e potessi veramente apprezzare il fatto di essere vivo, nella piena espressione del mio animo, in un totale contatto con la natura. Un paio di volte, al contrario, quando nei miei compagni ho visto un grave smarrimento, ho temuto che la paura che provavo si tramutasse in panico e non riuscissi più a gestire la situazione”.