Racconto

LA VIA DEL GIORNALISTA

"Mai avrei immaginato che qualcuno potesse dedicarmi una via! Non sono un giornalista, ma un fotografo, ma poco importa"

testo e foto di Giacomo Frison  / Venezia

18/10/2020
3 min
Da qualche anno ho rallentato la mia attività arrampicatoria e tutt’ora, se qualcuno stabilisce un nuovo record di velocità o porta l’asticella verso un grado superiore, non provo una particolare eccitazione.

Riconosco certamente il gesto atletico, ma condivido poco questa corsa nel superare i limiti. Nel mio andare in montagna ho infatti scelto di dedicarmi alle discipline sportive con la serenità della passione, con la voglia di raccogliere storie inedite, incontrare persone e godermi la natura. Forse il tutto è dovuto anche al fatto che il livello di prestazioni su roccia negli ultimi anni è andato via via sempre più crescendo, non sono riuscito a starne al passo e senza la continuità anche il divertimento è venuto a mancare. Inoltre arrampicare sulla plastica indoor mi sembrava ormai diventato solo una moda dalla quale già da tempo mi ero svincolato. Nonostante ciò, nei viaggi in Croazia continuo a portare con me le scarpette d’arrampicata e mentre Glorija legge i suoi libri gialli in relax, con la scusa di fare un altro tuffo in un mare fantastico, io provo a farmi male su qualche scogliera.

Un giorno ricevo un messaggio: “Hey Jack! La tua via sta diventando un hot spot! Ciao Greg”.
Gregor Demetz è il mio amico guida alpina dei Catores della Val Gardena che ho conosciuto lo scorso anno (leggi la storia), mi scrive che la parete che avevamo visto, ora ha una nuova via dedicata a me. Penso stia scherzando. Lo chiamo al telefono e mi dice di andare a ripeterla insieme a lui. Capisco che non è uno scherzo e così metto subito le cose in chiaro: gli dico che ho un po’ di ruggine, che sono fermo da un bel po’ e che sul sesto non ho mai tirato da primo. Mi dice che nelle Dolomiti non bastano tre vite per salire tutte le bellissime vie tra il quarto e il quinto grado. Ho capito che non ho scampo.

È un lunedì di metà settembre, il cielo è limpido e la temperatura è mite. Abbiamo la fortuna di trovare ancora aperta la cabinovia che dal Passo Sella porta a Forcella Sassolungo a 2685 metri e ci risparmia un bel po’ di strada a piedi. Dopo un veloce saluto in rifugio a Enrico Demetz e famiglia, ci dirigiamo verso il sentiero che porta a toccare le rocce. Indossiamo l’attrezzatura e partiamo.
Il primo tiro è il più lungo: 43 metri. Un ottimo riscaldamento. Gli altri tiri sono sui 30 metri, non mancano buone lame, fessure, appoggi e solide clessidre dove sostare mentre Greg mi ripete scherzosamente: “Jack, guarda che qua si potrebbe appoggiare anche un elicottero! Mettiti comodo, dai amico mio!”

Greg è una di quelle persone che ha sempre la battuta pronta e quando sei lì quasi per abbandonare, trova sempre il modo di farti proseguire e sorridere. Le pareti su cui scala le osserva e le studia dalla terrazza di casa a Santa Cristina e ne conosce ogni dettaglio. Non è più un giovanotto, i capelli brizzolati glieli taglia sua moglie Thea e mi continua a ripetere che deve cambiare la sua foto sul tabellone della scuola dei maestri di sci perché, vista l’età, i bambini non lo scelgono più. Greg ha la leggerezza di un ventenne, è una persona dal cuore d’oro con una pazienza infinita, tanto che insegna a sciare ai non vedenti e porta ad arrampicare persone con diverse disabilità.

Al cambio in sosta mi spiega come affrontare alcuni passaggi difficili e mi mette in guardia su un concetto, a suo dire, molto importante: “Jack, in quel punto non attaccarti troppo alla roccia, stai lontano. La montagna è come una donna, devi volerle bene, ma devi starle distante… altrimenti diventa pericolosa!”.
Rido, il messaggio è chiaro, la birra in vetta è fresca e le calate in doppia sono quattro.

La giornata è stata splendida, la Via del Giornalista ora posso consigliarla a chiunque ama arrampicare su difficoltà classiche, in un luogo di una bellezza commovente che si affaccia sulla Val Gardena. La via aperta da Greg nel 2019 si trova sulla Sciabla de Dantersasc nel gruppo del Sassolungo, è esposta a Nord-Nord-Est in un anfiteatro di campanili di roccia spettacolari. Vi si arriva in circa 25 minuti dal Rifugio Demetz o in 20 minuti dal Rifugio Vicenza. Ha uno sviluppo di 233 metri e le difficoltà sono comprese tra il 4+ e 5- su roccia ottima. Sono 7 tiri ben attrezzati da Greg e per salirla è sufficiente la normale attrezzatura alpinistica.

Grazie al mio amico Greg e a Christine di IDM Südtirol per la solita cortesia e ospitalità.
_____
www.suedtirol.info

Giacomo Frison

Giacomo Frison

Sono nato a Venezia nel 1987. Mi sono appassionato alla montagna grazie agli insegnamenti di mio papà e successivamente negli anni la distanza tra la laguna e le montagne è venuta sempre meno. Sono fotografo e il mio lavoro è principalmente ispirato dal rapporto tra uomo e natura che mi ha portato all'avventura e alla scoperta. Le mie passioni sono combinate in un progetto chiamato ALTRIPIANI, che fonde fotografia, alpinismo, ricerca culturale e antropologica delle zone montane più remote. Sono convinto che una buona storia abbia bisogno di buone foto, ma anche di un buon racconto scritto.


Il mio blog | Altripiani nasce da un gioco di parole. Il progetto è infatti un continuo attraversamento di altipiani e spesso lungo la strada i piani di viaggio si modificano in continuazione, trasformando l’itinerario inizialmente abbozzato. Una continua ricerca dell’altro nell’altrove, per incontrare e indagare sulle diversità tra le culture e le religioni dei Paesi attraversati, tra le tradizioni e le generazioni delle comunità più isolate sulle montagne, evitando i luoghi comuni per cercare quelli d’incontro e di dialogo. Viaggiamo per catene montuose percorrendo un sentiero in continua evoluzione a mente aperta e con una tenda sulle spalle.
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