L’Idice distrae con una sterrata perfetta, bianca, senza buche che finisce quasi all’orizzonte convergendo ad un punto di fuga che raramente è visibile nelle strade appenniniche. È così che si entra nella Flaminia Minor, l’antica strada romana di collegamento fra Bologna e Arezzo.
La salita non è ripida, ma il basolato è tecnico e difficile da percorrere. La bici salta come un cavallo impazzito, si consumano molte energie a stare sui pedali e a questo punto del viaggio può essere un problema. Ho già percorso tante volte questa sterrata, ma mai con così tanti chilometri sulle spalle. La spensieratezza svanisce, scattare una foto diventa una scusa per fermarsi, scendere dalla bici diventa una liberazione. Anche se l’ultimo tratto è il più facile decido di percorrerlo a spinta.
La strada prende alcune deviazioni inaspettate, ho difficoltà ad individuare l’innesto del sentiero per un piccolo intrico di strade private e recinzioni. Un cancello deve essere aperto e richiuso ed i trattori hanno reso la discesa molto vibrata e difficile, si scende, ma non c’è alcun relax, non c’è alcun riposo.
Mi accorgo così di essere entrato nella valle del Sillaro, sesta valle delle cinque valli. Ecco cosa non tornava dell’altimetria! Impreco verso gli organizzatori, ma in fondo è un ringraziamento. Sdraiato in mezzo alla strada c’è un cane, l’ho incuriosito, si avvicina, mi annusa un po’ e torna a stendersi dov’era prima quasi annoiato. Sarebbe stata una bella foto, ma sono troppo stanco per scattare, ho molta fame e la strada è lunga.
Questo è il momento più grigio, le voci mi ricordano che proprio qui ci sono le Salse del Dragone, un curioso vulcanetto che erutta fango misto a petrolio e metano. Ricordo che raggiungerlo fu un’avventura di qualche tempo fa dove percorsi la stessa strada all’inverso. Con questi pensieri tengo duro e la salita finisce, ancora discesa non facile fino a Monterenzio dove c’è di nuovo l’Idice e un bar. Riesco a mangiare qualcosa e torna un po’ di energia.
Monte delle Formiche si chiama così perché ogni anno, a settembre, migliaia di formiche alate si danno appuntamento lì per la loro ultima danza nuziale. Dopo l’accoppiamento i maschi muoiono cadendo sul selciato della chiesa. È un giorno di festa, le formiche vengono raccolte, benedette e donate ai fedeli. È l’antichissimo rito di Santa Maria Formicarum che ha origini precristiane. Le 5 Valli sono anche un viaggio nel mistero.
In vetta il sole è già sceso ed è necessario riaccendere il faro, il single trek nel bosco fatto alla luce artificiale assume un’emozione del tutto nuova, ai lati le ombre sono mostri pronti ad azzannare. Riesco a rimanere sempre in sella, forse il buio fa vedere le difficoltà più attenuate.
È così che entro di nuovo in Val di Zena e la salita verso Livergnano è l’ultima, non la più dura, ma la più lunga. Monte delle Formiche è un puntino luminoso, il suono delle sue campane si unisce al sorgere di una luna quasi piena e questa emozione dà una grande spinta al mio arrancare.
La fatica è insopportabile e anche se il GPS indica una pendenza del 2% sembra di scalare la più ripida delle montagne. Livergnano con le sue luci e le case innestate nella pietra si rivela come un paradiso. Di fronte al piccolo museo della Linea Gotica scavato in una grotta c’è l’ultima fatica: uno strappo violento, il diaframma da rompere prima della discesa finale. Il museo non racconta solo di guerra, ma anche la vita di Luigia Gubellini, una donna scienziato in anticipo sui tempi che proprio qui portò alla luce la collezione di foglie fossili più grande al mondo.
Ora è solo discesa. Sulla strada bianca normalmente liscia vedo alcune pietre aguzze che non dovrebbero esserci, le schivo, ma si muovono di scatto! Sono uccelli che non riconosco, sono posati a terra e appena la ruota si avvicina schizzano in volo sfiorandomi la faccia forse accecati dal faro. L’episodio si ripete, non è casuale.
Nell’ultimo tratto di asfalto capisco che le 5 Valli sono un serpente che si morde la coda, non finiscono qui, ma continuano nel tempo. A due passi dalla finta fine mi sento come Alex, un Girardengo un po’ più basso e rock, di un romanzo che vi lascio indovinare. Se gli vedete gli occhi bagnati non è un pianto, è solo la velocità.
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foto:
1. Flaminia Minor, la nervosa strada romana.
2. Un mare verticale si affaccia su Bologna.
3. Sorge la luna su crinali e storie delle 5 Valli.