Tutta colpa dei gas serra che abbiamo generato durante gli anni di industrializzazione pesante in cui si produceva, si costruiva, si asfaltava e si inquinava come se non ci fosse un domani.
Sto tornando da una parete a me cara, sulla quale arrampicavo già cinquant’anni fa. Oggi sono con il mio badante che mi fa da capocordata, un ragazzo che faceva il maestro di sci e che si è dovuto reinventare questo lavoro per sopravvivere. Scalatori non ce ne sono più per il caldo, saranno tutti nelle palestre indoor, ed io sfrutto la bella strada, con ghiaino, che il CAI locale ha predisposto apposta per noi scalatori anziani per consentirci di arrivare sotto alle pareti, senza il drone-paranco-sollevatore.
C’è un silenzio assordante poiché la natura selvaggia si sta riprendendo gli spazi dopo l’eccessiva antropizzazione dei decenni passati: ci sono falchetti, caprioli, lepri e volpi, per non parlare delle salamandre grazie al clima molto umido. Sotto le pareti gialle e rosse ci sono ampi grottoni, mi siedo e immagino l’uomo sapiens che usava i grottoni come ripari, guardando giù verso la valle, riparandosi con il fuoco dai pericoli e dagli animali feroci. Poi è seguita l’epoca dell’antropizzazione che io ho vissuto in pieno: l’autostrada di fondovalle con tutto l’orrendo rimbombo creato da automobili ed ancora le rocce prese d’assalto da noi scalatori del Nuovo Mattino.
Ora, dopo l’orgia umana chiamata anche periodo dell’antropocene, è tutto molto più tranquillo. Le pareti sono più pericolose di un tempo, poiché con l’innalzamento della temperatura, il permafrost, il collante naturale delle rocce, non tiene più e ci sono numerosi crolli tanto è vero che le amministrazioni comunali, di concerto con il CAI, hanno rigidamente normato l’accesso alle pareti solo in certe stagioni e solo quando la temperatura non è troppo elevata e pure le assicurazioni non rispondono in caso di incidenti avvenuti nelle fasce di accesso non consentite. Ma io noto che i crolli avvengono quando la natura ne ha voglia e senza rispettare le fasce di interdizione. Anche per arrampicare servirebbe un patentino che dopo gli ottant’anni va aggiornato, ogni due anni, con un esame da sostenere di fronte ad una commissione di medici geriatri, alpinisti-legali ed esperti di sicurezza e rischio a cui io contesto il fatto di non aver mai fatto vere scalate.
In realtà, io ed i miei compagni, sebbene piuttosto avanti con gli anni, utilizzando i moderni risultati e frontiere della medicina, io ad esempio ho due protesi alle ginocchia, un’anca artificiale ed un rinforzo in carbonio per la schiena, beh ecco noi andiamo lo stesso ad arrampicare su queste pareti magari cercando i tiepidi mesi invernali… in fondo eravamo degli anarchici sognatori quando abbiamo scoperto queste pareti e d’ora, che sembra essere vicina la fine del mondo, continuiamo ad esserlo!