Recensione

ORSA MINORE

La famosa invasione degli orsi alla radio: le voci, le emozioni e le storie di chi, da anni, si occupa con grande impegno della conservazione e della protezione della piccola famiglia degli orsi marsicani nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

recensione di Davide Torri

22/01/2023
5 min
Può essere che, tra una bollicina e una fetta di panettone, vi sia sfuggita la sorprendente audiostoria degli orsi marsicani e della piccolissima parte di genere umano che cerca di proteggerli (dal resto degli uomini).

Quella delle audiostorie, dei podcast come ormai sono conosciute, è una storia (gioco di parole obbligato) che parte da lontano e nasce proprio grazie alla radio. Radio che oggi, molto più della televisione, non solo ha conservato il suo fascino ma l’ha rinnovato raggiungendo utenti nuovi e attenti. Lo ha fatto grazie anche ad una programmazione intelligente e all’arruolamento tra le proprie file di nuovi e capaci autori.

“Orsa minore” entra con pieno diritto tra i migliori podcast documentari prodotti dalla Radio Rai. Un progetto che ha potuto realizzarsi grazie all’intelligenza e alle capacità di Paolo Barberi, Francesca Camilla D’Amico e Gianluca Stazi e con l’indispensabile collaborazione del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. “Orsa minore” si prende i suoi tempi, otto puntate di poco più di mezz’ora ciascuna, e ti accompagna tra suoni in presa diretta, tuoni, voci, emozioni, scarponi che schizzano fango, pianti silenziosi e, pure, risate che ti aprono il cuore[1] attraverso la geografia dei sentimenti che da sempre legano l’uomo all’orso, fratelli così simili dalla notte dei tempi.

Forse è perché la storia e la resistenza dell’orso marsicano nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise[2] è (e se ascolterete con la dovuta dedizione l’intera audiostoria capirete anche perché) non la storia e la resistenza dell’orsa marsicana che le voci protagoniste di “Orsa minore” sono (quasi) tutte femminili: Roberta Latini, Elisabetta Tosoni, entrambe biologhe del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise; Laura Scillitani, zoologa e collaboratrice del Parco; Daniela D’Amico, responsabile della promozione del Parco; Anna Grassi, prima donna ad aver ricoperto il ruolo di guardaparco (chissà come si scrive al femminile) proprio nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e, infine, Ezechia Trella, collega di Anna. Ecco, forse è così per caso e senza buttarla sul femminismo come dice, alla fine, Roberta.

Gianluca Stazi e Laura Scillitani
Elisabetta Tosoni e Francesca Camilla d’Amico

Essendo un podcast non può che, prendendo proprio le parole di Daniela D’Amico, raccontare storie e con l’orso marsicano queste abbondano: storie belle e storie brutte, storie di natura violenta e storie di uomini violenti, storie di formazione e storie di scoperta interiore ed esteriore. In ogni puntata le voci delle protagoniste, caratterizzate da uno degli accenti più belli della penisola, ci portano in un mondo che si potrebbe definire dell’ecologia pragmatica e quotidiana. Sempre Daniela ci racconta, a proposito di questo mondo, che vorrebbe promuovere un concorso dove il vincitore abbia la possibilità di venire una settimana con me per fargli capire che cosa significa non dormire la notte per gli orsi. Perché lei, come le sue colleghe, non è una di quelle che quando hai un posto fisso non te ne importa nulla di quello che fai.

Già, in effetti, la lunga avventura degli orsi marsicani in Abruzzo, sta tutta qua (e non è assolutamente poco). Sta nell’idea di natura, di ecologia, di protezione del territorio che ha chi vive ogni giorno sul campo e che, per nulla velatamente, si differenzia da quella di chi si definisce ecologista ma, in effetti, o lo è avendo solo una visione parziale dell’insieme o, peggio, ha un unico bisogno: un selfie con l’orso Juan Carrito [3].

Perché Daniela, Roberta e le altre voci di “Orsa minore” hanno partecipato direttamente alla preistoria dell’ecologia italiana che prende il via all’inizio degli anni ‘80 e lo hanno fatto in un’area che viene definita oggi Regione Verde d’Europa[4] ma che ancora cova criticità che farebbero schiattare anche un Santo, anzi una Santa.

Quella dell’orso marsicano è una storia singolare perché la sua specie è da considerare, per tanti motivi, unica. Ad oggi ci sono 50/60 esemplari (identico numero da più di cinquant’anni) e, proprio per la posizione geografica del Parco, sono tra loro fratelli, sorelle, cugini, zie, nipoti, pronipoti, insomma tutti parenti più o meno stretti. Ma nonostante la consanguineità si riproducono con un certo impegno – soprattutto per il signor Orso – ed hanno tutte le carte in regola per non estinguersi. Gli orsi dell’Abruzzo sono resistenti, meno aggressivi (ma forse perché gli altri, quelli più cattivi finiscono, come nelle fiabe, male malissimo), mangiano, seduti a terra con la loro pancia prominente, frutta secca, bacche, erba, hanno persino la crapa simile a quella dei panda. Insomma, gli orsi marsicani sono simpatici. E questa è la loro dannazione perché diventare un orso confidente significa finire in un mare di guai[5].

Paolo Barberi con Roberta Latini e Anna Grassi
Roberta Latini

Perché proteggere l’orso marsicano e, anche, perché proteggere la formica gialla, l’ululone (il più figo degli animali)? Perché, prendendo a prestito ancora una volta le parole di Roberta, conoscere l’orso significa conoscere tutto e avere per l’orso rispetto, responsabilità e capacità di rinuncia significa essere capaci di avere un ruolo nella protezione dell’orso e di tutti gli animali, compresi noi uomini di buona volontà.

Anna e le altre (senza nulla togliere a Ezechia) ci accompagnano gentilmente ma senza sconti a scoprire come la nostra idea di orso sia limitata agli stereotipi, gli stessi che ci fanno credere di essere orgogliosamente ecologisti (certezza che si frantuma ascoltando il duro atto di accusa di Daniela) e ci avvicinano, alla fine dell’ultima puntata del podcast, ad una nuova capacità di capire quello che ci circonda.

“Orsa minore”, pur essendo una audiostoria ci regala delle immagini stupende: un orso bagnato dalla pioggia, una cucciola che con il suo respiro scompiglia i lunghi capelli di Roberta (magari i capelli non erano lunghi ma il soffio di Morena era si forte), la resa al maschio alpha di un giovane orso rivoluzionario, il piccolo orfano che piange l’orsa uccisa ai bordi della strada nella notte di un Natale di qualche anno fa, la gioia della guardiaparco quando incontra il suo primo orso e tante ancora che ognuno può ben trovare.

“Orsa minore” ci consegna anche una sfida che sembra impossibile: far uscire l’orso dai confini del Parco. Le nostre donne ci dicono che fuori dal Parco, sugli Appennini, c’è abbastanza territorio per accogliere fino a duecento orsi. Loro, le protagoniste di “Orsa minore”, sanno che sarà un processo lunghissimo e complicato. Ma qualcosa già accade. Alcuni orsi sono già usciti, hanno già preso possesso di piccole Valli laterali. Per essere, anche alla fine precisi, si tratta di orse. Orse con i loro cuccioli. Perché come sempre il mondo nuovo dipende dalle femmine.

Orsa minore

Un podcast documentario di Paolo Barberi, Francesca Camilla d’Amico e Gianluca Stazi in collaborazione con il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.
Da un’idea di Francesca Camilla d’Amico.
Produzione, suono, montaggio, musica e mix di Gianluca Stazi (Tratti Documentari).
Illustrazioni di copertina di Paola Pappacena.

 

(categoria: Podcast documentario / format: 32’ x 8 puntate / anno: 2022)

 

< ascoltalo >

Gianluca Stazi, Francesca Camilla d’Amico e Paolo Barberi
Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus)

_____
[1]
Suono, montaggio, musica e mix sono di Gianluca Stazi, un amico di altitudini.it che siamo orgogliosi di avere.

[2] Il Parco ha festeggiato da poco i cent’anni dalla sua nascita. Nato dalla ex riserva di caccia reale, fortemente voluto dal TCI, ha avuto, come tutti i Parchi Nazionali istituiti in quel periodo, un avvio complicato. Il primo orso bruno marsicano venne catturato nell’autunno del 1935 ed esposto in una gabbia proponendo l’idea mainstream di allora (ma forse anche un poco di oggi) ovvero una immagine di giardino zoologico in grande stile.

[3] I nomi delle orse e degli orsi marsicani del Parco sono favolosi già per conto loro.

[4] Il Parco è pure attraversato da una autostrada, ovviamente Verde, che rappresenta uno dei primi motivi di morte dell’orso marsicano.

[5] Ne sa qualcosa Amarena. Orsa capace di una nascita straordinaria: ma i suoi ben quattro piccoli sono stati si una sorpresa per tutti ma anche un enorme motivo di preoccupazione per l’incolumità degli orsi e delle persone. Amarena madre straordinaria e orsa confidente scelse il paese di Villalago per proteggere e sfamare i suoi cuccioli: il paese fu soffocato da centinaia e centinaia di persone pronte a tutto, anzi a troppo, per portarsi a casa una foto con l’orsa.

Pescasseroli
Davide Torri

Davide Torri

Insegnante di educazione fisica. Da diversi anni promuove iniziative dedicate alle terre alte (e anche alle montagne di mezzo). Ha prodotto documentari e spettacoli teatrali, organizzato convegni, incontri, mostre, costruito progetti di microeconomia alpina, pubblicato saggi e ricerche: il tutto dedicato alle montagne e alla gente che sopra ci vive (in pace). Collabora con altitudini da molto tempo.


Il mio blog | Scrivo su altitudini.it da molto tempo. Mi piace starci perché, nonostante sia virtuale, è un luogo dove la concretezza delle persone e delle montagne è sempre lì: da toccare.
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1 commenti:

  1. antonio viotto ha detto:

    mi e` piaciuto , molto

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