L’inutile andare per i monti
Talvolta avverto un senso di pesantezza quasi soffocante: la frenesia della società, il senso di inadeguatezza, le preoccupazioni di ogni giorno, le energie prosciugate dal lavoro, le corse tra un impegno e l’altro, le cose che non filano mai giuste… a volte fanno sembrare i giorni della settimana null’altro che il tempo che deve intercorrere tra una occasione e l’altra di evadere e allontanarsi dai problemi quotidiani: forse è questa una delle ragioni che ci spinge all’inutile andare per monti.
Talvolta mi sento come una batteria che non tiene la carica: le energie se ne vanno in fretta e faccio fatica a recuperare. Così mi ritrovo a fare i conti con me stesso, cercando di centellinare le risorse e risparmiare le forze, per sfruttare una giornata di sole da trascorrere su qualche sentiero, chissà quale e chissà dove questa volta.
L’ultimo weekend di ottobre promette giornate splendide e temperature miti, così rispolvero dallo scaffale un progetto che davo già per rinviato all’anno prossimo: voglio provare a fare un giretto sul Gruppo della Schiara, che già tempo addietro aveva alleviato alcune ferite, lasciando un ricordo tiepido e delicato di quei luoghi.
La sera prima di partire l’entusiasmo accompagna i preparativi: lo zaino è pronto con il necessario per dormire fuori, acqua e cibo per un paio di giorni; la sveglia è puntata e il tavolo pronto per la colazione. Alzarsi poi è un’altra cosa e fatico ad abbandonare il letto, ma poi mi ritrovo seduto in auto diretto verso Belluno, quando le ultime stelle abbandonano il cielo.
Alice e il bianconiglio
Arrivo al parcheggio di Case Bortot (694 m) e parto lungo il sentiero 501. Il sentiero inizialmente è facile, giusto per scaldare i muscoli e per abituare l’orecchio al silenzio; ma il rimuginare dei pensieri sembra rimbombare in testa. Comincio a pensare ai problemi della settimana, a preoccupazioni, dubbi e ansie a cui talvolta soccombiamo. Intanto cammino lungo il comodo sentiero tra pareti di rami spogli che lasciano intravedere le cime colorarsi di rosa mentre il sole sorge. Mi sembra quasi di essere Alice che insegue il bianconiglio nella sua tana, mentre cammino in un tunnel di alberi al cui termine intravedo la luce delle pareti, quasi fosse un magico passaggio che mi trasporta da un mondo fumoso e complicato ad un paese delle meraviglie.
In effetti più procedo, più ho la sensazione che i problemi si semplifichino come se nella mia mente si diradasse quella nebbia che mescola tutto impedendo di distinguere i contorni delle cose.
Quando comincia la salita mi concentro sul ritmo del passo e del respiro, e i sensi si affinano tanto da avvertire la foglia che cade o il filo d’erba che ti accarezza. Il sole si insinua dentro la Val de l’Art a illuminare gradualmente il bosco, ma sembra una esplosione di luce quando arrivo al rifugio VII Alpini (1502 m). Qui spalanco gli occhi di fronte allo spettacolo di semplici rocce elevate a sublimi forme che mi fanno sentire tanto piccolo e fragile.