Nel suo memoir “Untrodden Peaks and Unfrequented Valleys[1]”, l’esploratrice inglese lo descrive così:
“un valligiano dallo sguardo vivace e i capelli scuri, sulla quarantina, valente cacciatore di camosci, ex soldato dell’esercito austrungarico oggi guardiaboschi e ispettore locale delle strade; un uomo brillante e appassionato, la pelle scura come una mora, con l’onestà scritta in volto e modi aperti e vivaci che ci piacquero fin da subito”[2].
Le due viaggiatrici ero arrivate qualche giorno prima da Longarone, percorrendo la strada di Alemagna costruita da pochi anni. Dopo aver trovato alloggio all’hotel Aquila Nera, però, l’accompagnatore che viaggiava con loro si era rifiutato di proseguire: il “vagabondaggio” in quei territori selvatici che le due amiche hanno in programma è troppo per lui. Si era posto quindi il problema di trovare una guida. Il tentativo con Santo Siorpaes però non va a buon fine: è già impegnato con altri clienti, almeno per le successive sei settimane. Amelia allora gli chiede se non avesse da consigliarle qualche amico fidato che potesse accompagnarle, e Siorpaes un po’ incerto le risponde che “c’era il vecchio Lacedelli, ma era troppo vecchio, oppure il giovane Lacedelli, ma era troppo giovane. Poi c’era un tale Angelo, che però era via e non sarebbe tornato prima di un mese”.
Chissà se questo Angelo era proprio il capostipite della famosa dinasta di guide ampezzane Dimai “Deo”? Sta di fatto che, dopo qualche giorno, Siorpaes ritorna dalle due viaggiatrici per presentare loro un certo Giuseppe Ghedina che “pur non essendo una guida di professione, sarebbe comunque felice di viaggiare con le signore”. D’altra parte, dice sempre Siopaes, “quasi tutti gli uomini a Cortina sono abbastanza bravi a scalare, ma non sono abituati a viaggiare con delle donne”.
Giuseppe Ghedina, che accompagnerà le due viaggiatrici inglesi durante tutto il loro viaggio nelle Dolomiti, non era una guida alpina riconosciuta perché, almeno in quell’estate del 1872, non era munito del “Libretto di legittimazione”[3]. Si tratta di un documento che ogni guida avrebbe dovuto tenere sempre con sé, dove i clienti potevano scrivere annotazioni sulle gite compiute, e che era stato istituito da una legge ministeriale solo l’anno precedente, nel 1871, formalizzando così ufficialmente la figura della guida alpina. E veniamo quindi al primo grande anniversario che Cortina festeggia quest’anno: il 150° anniversario del Gruppo Guide Alpine. Nella loro lunghissima storia si intrecciano eventi memorabili e personaggi straordinari.