NON ESISTONO POSTI LONTANI
Sì, viaggiare (non evitando le buche più dure)
Come il Premio Strega, e con le rispettose proporzioni, anche noi decidiamo di trasformare la cinquina di titoli aggiungendone, a sorpresa, un sesto.
Si tratta del nuovo romanzo di nostro fratello saggio Franco Faggiani che, anche questa volta ha costruito su personaggi tanto improbabili quanto possibili un piccolo gioiello da leggere in un fiato. Non esistono posti lontani. Ancora in tandem con l’elegante casa editrice Fazi. Un libro che deve stare nel nostro zaino perché può darci, in qualsiasi momento, buoni consigli per i nostri viaggi alla scoperta di luoghi non comuni.
Siamo nell’ultimo e drammatico periodo della seconda guerra mondiale e tra nazisti, repubblichini, partigiani, cialtroni, contadini, santi[15] e donne fatali viene fuori la storia di Filippo Maria Cavalcanti, bel nome da finocchio, romano di Roma, 72 anni, archeologo eccellente famoso per i suoi scavi e per la scoperta del sarcofago del bambino che gioca con le nuvole ma messo, lui non il sarcofago, in un polveroso sottoscala del ministero per la sua evidente avversione al fascismo.
Verrà mandato a Bressanone, quasi un’altra punizione, per accompagnare al di là del confine, oltre al suo bambino, quadri, sculture e altre preziose mercanzie e ufficializzare uno dei numerosi furti d’opere d’arte che da sempre accadono in tempo di guerra. Lassù si farà avanti in modo rocambolesco Quintino Aragonese, meccanico, comunista e napoletano di Chiaia, che, con le sue sorelle e Donna Vittoria, potrebbe essere protagonista anche in una commedia di Emma Dante. I due sapranno sorprendersi uno con l’altro ma anche sorprenderci in un viaggio epico e picaresco. A bordo di un vecchio camion taroccato e colmo di quelle opere che avrebbero dovuto sparire oltre le Alpi attraverseranno invece l’intera Italia bruciata dagli ultimi e terribili fuochi della guerra da nord a sud.
Mettetevi comodi e aprite una vecchia cartina dello stivale, presa magari dal magazzino di una scuola[16] e seguite i due nel loro viaggio: Bressanone; Bolzano; Merano; Glorenza; Munstair (Svizzera); Zernez; Zuoz (Albula Pass); Thusis; Splugen; San Bernardino; Bellinzona; Locarno; Brissago; Canobbio (Italia); Gravellona Toce; Borgomanero; Vercelli (periferia est); Mezzana Bigli (attraversamento del Po); Codevilla; Montesegale; Zavattarello; Romagnese (salita al Monte Penice); Bobbio; Borgo val di Taro; Pontremoli; Fivizzano; Castelnuovo Garfagnana; San Marcello Pistoiese; Castiglione dei Pepoli; Passo della Futa; Borgo San Lorenzo; Dicomano; Camaldoli; Passo dei Mandrioli; Cagli; Cantiano; Fonte Avellana; Fabriano; Pantaneto; Monti Sibillini; Cascia; Leonessa; Città Ducale; Rocca Sinibalda; Pozzaglia; Tivoli; Roma e, ancora Pozzaglia; Vivaro Romano; Livata; Subiaco; Fiuggi; Frosinone; Terracina; Formia; Chiaia/ Punta Caruso (Isola d’Ischia).
Non pochi posti da mettere in duecentottantotto pagine ma non è una Guida del Touring perché dentro questo Giro d’Italia si nascondono tematiche che solo uno scrittore dal sorriso sincero come Franco Faggiani può permettersi di inserire senza che il camion di Quintino rotoli giù da qualche scarpata appenninica.
Ad esempio il contrasto forte tra perdono e vendetta, tra far pagare le violenze subite o pregare per le stesse: e quando i nostri due, più per fortuna che per abilità, riusciranno a sfuggire la malasorte, non resterà che decidere da quale parte stare. E non sarà semplice.
“Voi la croce dovete spaccargliela sulla testa a quelli, non segnarvela addosso (…) Voi dovete reagire, pensare alle persone quando sono vive e non pregare per le loro anime quando sono morte , ché non gli serve a niente!”.
O la bella riflessione di Quintino sull’essere sempre capaci di non chiudere mai a chiave il cassetto che contiene il nostro coraggio perché può servire in ogni momento e a qualsiasi età; anzi da vecchi serve assai.
Ancora Filippo ci insegna quanto siamo importanti le piccole cose, il tempo piccolo, quello dove prendiamo decisioni che sembrano ininfluenti ma che potranno cambiare il destino.[17]
“Il tempo che basta a dire un si o un no (…) resto oppure parto, l’abbraccio o me ne vado.”
Il viaggio di Quintino e Filippo è un viaggio di avvicinamento ad un sogno ed un reciproco donare tra il vecchio professore e il quagliò ischiano. E quando poi i due arriveranno finalmente a baita Franco ci regalerà proprio quello che avremmo voluto leggere in fondo a questo romanzo lieve.
“Ma voi vi ricordate da quanto tempo siamo in viaggio, che giorno è oggi?
Non ne ho la minima idea e neanche mi importa di saperlo. È così bello e selvaggio che arrivare non mi interessa quasi più.”
Perché noi, noi che viaggiamo anche attraverso le pagine dei libri sappiamo che non ci sono posti lontani.
Buona estate.
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