Recensione

ANTICHI SENTIERI DELLA VAL DI SANT’AGAPITO

Come raccontare una valle con il cuore? La valle più piccola delle Dolomiti Bellunesi descritta nel volume "Antichi sentieri della Val di Sant'Agapito" è un concreto e meraviglioso esempio.

Recensione di Davide Torri

Il gruppo del Tre Piere (foto Dino Marsango)
04/12/2024
6 min
Va bene, sgombriamo subito il campo da equivoci e fraintendimenti: il libro che vado a presentare è nato dalla pazienza e dalla capacità nell’inseguire gli anziani paesani della Valle per più di vent’anni,

dalla conoscenza del territorio che si va a raccontare e dalla impagabile passione per le montagne (di mezzo, minori, selvatiche o come altro volete chiamarle) di Teddy Soppelsa. 

Soppelsa è il principale motore di altitudini.it. Giochiamo in casa ma non è certo piaggeria quando, anche in questo caso sgomberiamo il campo dalle mezze misure, diciamo che Antichi Sentieri della Val di Sant’Agapito è un monumentale libro-guida che lascia a grande distanza moltissime altre pubblicazioni dedicate luoghi e valli più o meno grandi del nostro territorio montano e alpino.

In questa preziosa pubblicazione (preziosa non solo per i cesiolini) Soppelsa ha messo insieme un coro di voci ben intonate per descrivere una veramente piccola valle scavata dall’estroso torrente Salménega e legata al nome di un santo che, come la Valle, non è certo tra i più riconosciuti. E ha anche aggiunto la sua dichiarando da subito un’urgenza: quella di non fare scomparire dalla vista e dai pensieri dei suoi abitanti il paesaggio della Val di Sant’Agapito.

Agli abitanti ciechi di Cesiomaggiore, comune che fa da porta al Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, e a tutti noi, altrettanto orbi che guardando le nostre montagne le sentiamo mute e sconosciute, Teddy e la sua squadra di collaboratori offrono un cannocchiale lucido e potente per comprendere la distanza che separa il passato e il presente e ritrovare il proprio spazio di vita per prendersene cura.

I ripidi versanti della valle con la chiesetta di Sant’Agapito (857 m), sullo sfondo la linea di cresta del Tre Piére e a destra la sella erbosa del Sass de Porta (1491 m), (M. Geremetta, 2023).

Casèra del Bosch dei Bói, agosto 1953

Carlo Budel con i figli Gloria e Aldo in Pra Montagna, fine anni ‘70 (archivio D. Budel).

Luigi Budel (Jijo dei Gnudi, 1911-2004), ingegnoso montanaro, memoria e custode della Val di Sant’Agapito (T. Soppelsa, 1987).

Marotei, de matina bonora / Grun de fen / che i par bar / color de fer / qua e là / pa’ i pra / rasadi de rosada

Mucchietti di fieno, la mattina presto / Mucchi di fieno / che sembrano cespugli / colore del ferro / qua e là / per i prati / rasi di rugiada
(Andrea Zanzotto)

Tanta roba è vero per un libro, corposo con le sue trecentocinquanta pagine, che gira attorno a pochi chilometri quadrati di terra nemmeno troppo comoda eppure, anche se non conosco la Valle di Sant’Agapito come l’indigeno Teddy, io, noi, voi, come lui sappiamo bene che la montagna vive proprio perché sopra di essa vivono gli uomini con le loro fatiche, contraddizioni ed errori e, nonostante e proprio per tutto questo, le terre alte sono oggi, in mezzo all’attuale complessità, un luogo dove ritrovare la via per un futuro migliore.

Antichi sentieri della Val di Sant’Agapito dopo i saluti di rito e una breve introduzione si divide in quattro grandi capitoli. Il primo dedicato al Santo che dà il nome alla Valle, Agabito nel dialetto locale, il secondo fotografa la Natura della piccola Valle, poi un terzo, il più denso, dedicato alle persone, i luoghi e le cose (in questo capitolo la parte dedicata ai falciatori e ai boscaioli della Valle è ben più di una ricerca antropologica e, da sola, vale l’impegno nella lettura di tutto il resto del libro). Infine un ricco menù di Antichi Sentieri divisi in due orizzonti altimetrici (ecco di nuovo la definizione cara a Teddy di montagna di mezzo e delle cime) che volutamente sono analogici: ovvero occorre aggiungere peso ad uno zaino che si immagina già pieno per avere il libro-guida a portata di mano dato che (ma non ne avevamo dubbi visto che il signor Soppelsa è frequentatore di luoghi estremi percorsi un tempo dai cacciatori e dalle loro prede) gran parte dei sentieri sono privi di segnavia. Note, ringraziamenti e un elenco di soprannomi di famiglia chiudono Antichi Sentieri della Val di Sant’Agapito subito prima di una cartina della Valle che ci riporta alle parole di apertura dell’ormai (a questo punto) leggendario Soppelsa scrive come un territorio poco seducente ad una superficiale occhiata può custodire storie sorprendenti e tratti umani e sociali rilevanti.

Questo libro dovrebbe stare in casa di tutti, ripeto tutti, gli abitanti di Cesio: li renderebbe orgogliosi di quello che sono e della montagna che abitano. Io, per me, l’ho messo nel primo scaffale della libreria tra “Le Alpi”  di Werner Bätzing e “In nessuna lingua, in nessun luogo” di Andrea Zanzotto. Non sono di Cesio ma sono sicuro che il libro di Teddy ci starà bene.

_____
1) Oltre a Teddy Soppelsa, curatore del volume, ci sono ben quindici altri autori e autrici che hanno fatto della storia, dell’antropologia, della botanica, della linguistica, della architettura il loro pane quotidiano (contributi di: Nadia Barp, Flavio Cafiero, Loredana Corrà, Fabrizio D’Angelo, Chiara D’Incà, Eleonora Feltrin, Elisabetta Feltrin, Daniele Gazzi, Cesare Lasen, Carlo Mondini, Alessandro Moretto, Teddy Soppelsa, Lando Toffolet, Elena Turro, Silvana Vignaga, Aldo Villabruna. Cartografia: Fabio Padovan).

2) Antichi Sentieri è magnifico anche nel presentare il dialetto di Cesio:  un qrcode inserito nel libro ti fa scaricare un glossario che parte da agre/acero per arrivare a zhurle/gracchio passando da bandón/recipiente di latta e da puìna/ricotta ed anche un esaustivo elenco di oltre 240 nomi dei luoghi che per la musica dei loro nomi devono per forza essere magici.

Antichi Sentieri della Val di Sant’Agapito

Autore: Teddy Soppelsa
Editore: Cierre Edizioni, 2024

Pagine: 352
Prezzo di copertina: € 23,00

È venuto il momento di restituire quanto ho visto e ascoltato. Le voci che ho raccolto tra la fine del secolo scorso e il primo decennio del nuovo, che accompagnano buona parte dei capitoli di questo volume, non avevano scopi scientifici o didattici, nascevano dal desiderio di conoscere nel profondo i luoghi della mia valle e dall’urgenza di custodire ciò che avvertivo stesse scomparendo… Ogni persona che andavo a intervistare era il testimone oculare di un pezzo di paesaggio che non esisteva più, se non nella loro memoria. Erano i testimoni di una civiltà ormai scomparsa, forgiata dalle necessità del vivere in luoghi spesso estremi; ultimi anelli di una catena che proveniva da un lontano passato. Dopo di loro nessun altro avrebbe potuto raccontare le stesse cose come le avevano viste e vissute. Quelle persone andavano intervistate e i loro ricordi custoditi.

Teddy Soppelsa

La lettura del libro e la conoscenza indiretta della valle di Sant’Agapito è stata anche per me una full immersion in ambienti e pratiche che connotano la cultura alpina, ovvero un modello di civiltà e di società dalla forte valenza identitaria.

Annibale Salsa
Antropologo, past president del Club Alpino Italiano, componente del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, e del comitato scientifico della Fondazione Dolomiti-UNESCO

Davide Torri

Davide Torri

Insegnante di educazione fisica. Da diversi anni promuove iniziative dedicate alle terre alte (e anche alle montagne di mezzo). Ha prodotto documentari e spettacoli teatrali, organizzato convegni, incontri, mostre, costruito progetti di microeconomia alpina, pubblicato saggi e ricerche: il tutto dedicato alle montagne e alla gente che sopra ci vive (in pace). Collabora con altitudini da molto tempo.


Il mio blog | Scrivo su altitudini.it da molto tempo. Mi piace starci perché, nonostante sia virtuale, è un luogo dove la concretezza delle persone e delle montagne è sempre lì: da toccare.
Link al blog

2 commenti:

  1. Loredana Corrà ha detto:

    Mi complimento con Davide Torri per la bella e intelligente recensione. Anche se sono una cesiolina, ho scoperto tante cose sulla Valle. Teddy ha saputo, grazie alle testimonianze degli anziani valligiani, fissare sulla carta i ricordi di vite che sembrano molto lontane da quella che noi oggi viviamo. Noi cesiolini dobbiamo a Teddy un forte grazie.

  2. vittorio giacomin vittorio giacomin ha detto:

    Non ho letto il libro, ma per come conosco l’autore posso immaginarlo come un rabdomante della memoria sempre alla ricerca di vene di conoscenza da far emergere.
    Del resto, nel lontano 1967, Andrea Zanzotto dedicava delle pagine molto belle a questa terra e le titolava “Ragioni di una fedeltà”.
    L’autore di questo libro non ha smentito questa fedeltà con l’impegno di una scrittura che si prende cura di “preservare la vita, la vita di tutti”.
    Questa piccola valle potrebbe intendersi la casa di un “popolo senza segni e senza stemmi, il soldato ignoto”.
    Eppure si tratta di parlare di una “ cultura che era popolare senza essere di massa”. La cultura di chi fatica in silenzio, ma che non si disperde, forse.
    Sempre con Zanzotto ci potremo chiedere: “vivono ancora dunque i luoghi?”, e lui rispondeva, sì, attraverso la poesia che ricerca sempre un “luogo autenticamente umano”.
    Complimenti all’autore.
    Vittorio Giacomin

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