È un tardo pomeriggio di fine ottobre, i raggi radenti del sole disegnano lunghe ombre delle montagne circostanti e il cielo comincia a dipingersi dei caldi colori del tramonto.
Ammiriamo tutto questo dalla cima di una selvaggia montagna delle Prealpi friulane e, invece di gioire di fronte a tanta bellezza, siamo preoccupate al pensiero di dover scendere per un sentiero a noi sconosciuto e coperto da una nevicata autunnale. La nostra meta è una casera in una valle sperduta dove abbiamo programmato di pernottare.
Sarà sufficiente la scarsa ora di luce che ci rimane per superare il tratto di neve? Riusciremo ad orientarci anche senza vedere i segnavia? Sono queste le domande che tamburellano nella mia testa, assieme al crescente timore di dover fronteggiare un bivacco all’aperto.
Il tempo per scattare alcune foto e poi giù verso l’incognito.
Non siamo ancora fuori dal vallone innevato e non capiamo dove andare, non riusciamo a trovare riferimenti.
Un rapido sguardo alla carta topografica ci ha fatto intendere che nella parte superiore il sentiero scende lungo un ampio vallone, per spostarsi progressivamente a destra per evitare un salto di roccia ed entrare, poi, nel bosco. E così scendiamo dalla cima sentendo ancora sul corpo il tepore degli ultimi raggi di sole, in seguito ci tuffiamo nell’ombra del gelido versante nord, dove troviamo neve e ghiaccio.
Perdiamo un po’ di tempo per superare alcune rocce ghiacciate, poi continuiamo sul pendio innevato spostandoci a destra, come abbiamo visto sulla cartina. Nel cielo i colori rossi del tramonto vanno via via smorzandosi e anche l’ultimo rosa delle nuvole si affievolisce, preannunciando il buio ormai vicino. Non siamo ancora fuori dal vallone innevato e non capiamo dove andare, non riusciamo a trovare riferimenti, constatiamo che non è un percorso così semplice e lineare come sembrava dalla mappa e pare che, ad un certo punto, il pendio si interrompa con un salto di roccia. Infatti è così, ci troviamo impossibilitate a scendere e quindi dobbiamo risalire per un breve tratto e sperare di trovare un modo per calarci provando a spostarci un po’ verso sinistra o verso destra.
Anche se il cielo ormai è scuro, la neve, che tanto ci ha ostacolato nella discesa, riesce a riflettere e diffondere un po’ di luce rischiarandoci lo spazio circostante. Miracolosamente troviamo un canalino che ci permette di calare abbastanza agevolmente e uscire dal vallone depositandoci in una piana di mughi dove di neve restano ormai solo chiazze. Al chiarore emanato dal riverbero della neve si sostituisce ora il nero della vegetazione e, alla speranza di riuscire a farcela, subentra lo sconforto di non arrivare alla casera e di doverci fermare fuori. Perlustrando un po’ la zona per trovare un posto comodo dove passare la notte, vediamo su un sasso un segnavia CAI del sentiero. E così si riaccende la speranza e la forza di continuare anche se immaginiamo non sarà semplice procedere al buio. Il sottile fascio di luce delle frontali riesce ad illuminare poco oltre i nostri piedi e la traccia del nero sentiero è appena avvertibile. Ma, per fortuna, ogni tanto, gli occhi sono colpiti, come da un flash, dal colore bianco del segnavia posizionato su qualche sasso e successivamente sul tronco degli alberi nel bosco.
Questo sentiero nero ci ha fatto scoprire delle risorse nascoste in fondo a noi stesse.
Sembra che lo scorrere del tempo si sia fermato, siamo come sospese in un’altra dimensione, non abbiamo più percezione della natura in cui ci muoviamo. Nessun pensiero in testa e nessuna sensazione di freddo, fame o stanchezza, tutti i nostri sensi sono impegnati nello sforzo di proseguire correttamente e di non perdere la via.
E tutto d’un tratto il bosco finisce, usciamo su un prato e vediamo la casera. Riprendiamo contatto con la dimensione spazio-temporale: sono da poco passate le otto di sera quando varchiamo la porta e, all’interno di quelle quattro mura, possiamo finalmente sciogliere i nervi e riprendere consapevolezza di quello che proviamo.
Percorrere questo sentiero nero ci ha fatto scoprire delle risorse nascoste in fondo a noi stesse, ci ha fatto perdere per poi, alla fine, farci ritrovare.