Cosa può succedere se si mettono insieme 4 amici con la comune passione per la montagna e le immersioni, per le corde e i moschettoni, per le pinne e i ramponi? Succede che si comincia ad andare in giro per ghiacciai, pareti rocciose, deserti, scogliere marine e in qualunque altro luogo la fantasia ti conduca. È così che all’inizio dell’autunno si fa strada l’idea di cimentarsi in una nuova attività per noi ancora inesplorata: la discesa di cascate con la corda, altresì detta torrentismo.
Così partiamo per un lungo canyon nel veronese, gettiamo giù la corda e… ci buttiamo!
L’antipasto è una prima calata di circa 30 m, poi la discesa si fa più entusiasmante man mano che il canyon diventa più ripido e stretto, con forre larghe 5-6 metri e una serie di cascate che si gettano in profonde vasche tormentate da gorghi di freddissima acqua.
Ad ogni calata siamo immersi nel getto d’acqua che ci spinge in basso imponendoci l’unica direzione da seguire, mentre il fragore assordante confonde le nostre parole. Evitiamo di attrezzare le doppie su alcune calate tuffandoci direttamente nelle pozze, risparmiando così del tempo prezioso, troppo spesso sprecato a sciogliere le corde aggrovigliate per effetto del turbinio dell’acqua. Ma l’imprevisto è sempre in agguato: un gorgo inghiotte una delle due corde, spingendola sul fondo di una vasca, la cui profondità rende vano ogni nostro tentativo di recuperarla. La corda non era ben legata alle spalle di uno di noi, un errore che potrebbe costarci caro.
Rimaniamo così con una sola corda che, immancabilmente, rimane incastrata in un ancoraggio! La sola idea ci fa rabbrividire più del freddo: non è possibile risalire e tantomeno scendere, per cui non resta che tirare. Per nostra grande fortuna si disincaglia, recuperata!