Saggio

Reset, Arrampicare Leggeri

Un viaggio interiore alla scoperta di sé. Arrampicare senza pensieri, affrontare la paura, superare i propri limiti, dall'esperienza personale di Tore Vacca.

testo e foto di Tore Vacca

29/06/2018
4 min

C’è qualcosa che possiamo percepire soltanto in alcuni momenti, quando siamo da soli sulla roccia, a contatto con le nostre paure, i nostri limiti e le nostre potenzialità.
Come una finestra sul mondo interiore, l’arrampicata può farci cogliere quegli aspetti di sé che talvolta rimangono nascosti nella vita di tutti i giorni, quando stiamo con i piedi per terra, impegnati o distratti dalle cose ordinarie, ma che emergono prepotentemente quando siamo a contatto con la roccia.
In quei momenti, possono emergere delle situazioni emotive molto forti, che ci mettono a contatto con i nostri limiti, quasi sempre immaginari, o con le paure, quasi sempre amplificate e ingigantite dai pensieri.
Sono quelle situazioni in cui ognuno deve cavarsela da solo… e nessuno ti può aiutare.
Sono quei momenti in cui possiamo sentirci costretti a giocarci il tutto per tutto e riuscire a tirare fuori il meglio di noi stessi, e mettere in atto le nostre potenzialità e qualità più nascoste. È solo allora che possiamo riuscire ad ottenere i risultati più incredibili.
Proprio quelli che fanno la differenza, e che in altri momenti non sarebbero neppure razionalmente concepibili, sui quali non avremmo potuto scommettere neppure un centesimo.
Tutto questo, ci può permettere di interpretare l’arrampicata come uno strumento di introspezione, di analisi interiore e di crescita personale.
Questo è il punto di vista sull’arrampicata di Tore Vacca, autore del libro Reset, Arrampicare Leggeri.

tore vacca_reset_02

Il libro, pubblicato in self-publishing, è disponibile sul sito: www.spiritualclimbing.it

“Sono sempre rimasto affascinato da questa continua ricerca e scoperta personale, che ogni volta culminava in un Momento Wow che mi rivelava un nuovo indizio. Ho lavorato per anni, ho studiato, ho preso appunti, e mi sono ritrovato tra le mani tanti pezzi di un puzzle che non sapevo bene come mettere insieme.
Era come cercare di risolvere un rebus, o ricostruire il libretto delle istruzioni che non avevo. Ma non sapevo neppure cosa cercare.
Ad un certo punto, dopo tanti anni, l’arrampicata ha iniziato a diventare meno divertente, e sempre più simile ad una forzatura, quasi come l’atto di andare in falesia per timbrare un cartellino, o fare la presenza a tutti i costi. Ma non capivo bene perché.
C’erano tante cose non elaborate che lentamente si erano trasformate in una fonte di stress: varie forme di paura, l’ansia da prestazione, la ricerca del grado a tutti i costi e tanti altri piccoli segnali apparentemente di poco conto, ma che un po’ alla volta mi hanno portato ad allontanarmi sempre di più dall’arrampicata, finché ho deciso di smettere di arrampicare per quasi un anno.
A quel punto è arrivata l’idea di scrivere il libro. Prima di allora non era mai stato il mio sogno nel cassetto, non era una mia ambizione, ma è qualcosa che è arrivata per caso, a chiudere il cerchio di un periodo particolare.
All’improvviso, una serie di intuizioni mi hanno permesso di unire i puntini. E così ho preso la decisione di condividere le mie ricerche personali all’interno di questo libro, con lo scopo di condividerle con altri arrampicatori che hanno a che fare con le stesse difficoltà, ma non sanno neppure come spiegarle a se stessi.”

Ad un certo punto l’arrampicata ha iniziato a diventare meno divertente e sempre più simile ad una forzatura
Giovanni Danieli (second prize in the PRO category Arco Rock Star 2018)

Tutti abbiamo paura per il semplice motivo che la paura è un’emozione che fa parte della vita

Sappiamo bene che quando gli arrampicatori parlano di arrampicata, difficilmente condividono i propri pensieri sull’aspetto interiore o mentale, sulla paura, o sui limiti. Chi ammetterebbe di avere paura?
Nell’immaginario collettivo, lo stereotipo del top-climber è quella di un figo, è quella del macho. E mica un macho può raccontare di avere paura. Che figura ci farebbe? Di conseguenza, nella mentalità comune, la paura è considerata una cosa da perdenti, da falliti.
Eppure nella realtà, tutti quanti abbiamo paura di qualcosa, per il semplice motivo che la paura è un’emozione che fa parte della vita. Eppure ci sono persone che “apparentemente” non hanno paura, e altre che si lasciano travolgere o perdono il controllo, o si lasciano sopraffare. Ma in realtà il problema in sé non è mai la paura, ciò che fa la differenza è come ognuno di noi reagisce nei confronti di ciò che lo spaventa.
Ognuno di noi è diverso, ognuno quando arrampica ha le sue paure, le sue ansie ma qualsiasi motivo ci impedisca di arrampicare con tranquillità, risponde a dei meccanismi universali che sono semplici da smontare una volta che si conosce la giusta chiave di lettura.
Nel libro si fa riferimento allo Zen, agli insegnamenti spirituali, alla mitologia e agli archetipi, alla psicologia, e al buon senso. Si cerca di guardare le cose dall’esterno, al di fuori del mondo dell’arrampicata, senza ego, senza competizione. Si parte dal presupposto che bisogna mettere ordine al Caos, chiamare le cose con il loro nome, riconoscere la situazione e individuare la vera causa di stress, paura, ansia.

Qual è il vero motivo che ci impedisce di scalare come vorremmo?
Cosa ci fa credere che quel motivo sia un limite reale?
I motivi possono essere i più disparati, ma non ci interessa individuare un colpevole. Questo sarebbe soltanto un alibi, una scusa per giustificarsi e continuare a negare il problema. A noi interessa andare dritti al punto. Trovare la radice, e una volta riconosciuta, si tratta di accettarla così com’è e affrontarla con coraggio e senza tirarsi indietro.
E così l’arrampicata può diventare lo specchio involontario delle proprie paure, decisioni, ambizioni, reazioni e risultati. Nel momento in cui tutto questo appare chiaro, possiamo avere la consapevolezza di come l’arrampicata possa diventare un mezzo per conoscere se stessi, ripercorrendo a ritroso le origini delle varie percezioni, per affrontare un viaggio interiore che diventa a suo tempo una potente pratica spirituale di rivalutazione e conoscenza di sé.
La trama del libro si sviluppa intorno all’Archetipo del viaggio dell’Eroe, e paragona l’arrampicata ad un viaggio interiore alla scoperta di sé. L’arrampicatore viene paragonato all’eroe di una storia archetipica che parte per un viaggio di conquista e conoscenza (la sua realizzazione personale). Durante questo viaggio incontrerà il drago (le sue paure, i suoi limiti). Se l’eroe è veramente disposto a conquistare il suo tesoro, dovrà uccidere le sue paure, che rappresentano l’ostacolo alla sua realizzazione.
Questo libro cerca di essere un supporto per tutti coloro che non riescono ad andare oltre le proprie convinzioni limitanti. E’ un libro che fornisce tanti strumenti, come un contenitore di tanti punti di vista e spunti di riflessione. L’intento è quello di fornire una chiave di lettura, ma senza mai pretendere di poter raccontare la verità.
Non pretende di insegnare, ma cerca soltanto di indicare una strada, senza retorica, senza persuasione, ma al contrario, spinge il lettore a porsi delle domande, in modo che, se vuole, possa trovare le risposte che sta cercando.

Tore Vacca

Tore Vacca

Sono un arrampicatore qualunque che ha deciso di condividere le sue riflessioni sul mondo dell'arrampicata. Blogger, autore, libero professionista, nella vita si occupa di web e marketing.


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