Racconto

#54
IL MONDO ANALOGO

La mia vita è iniziata proprio così: quando ho capito che, vivere, significa prendere parte assieme ad altri/e alla vita; condividere lo stesso ambiente naturale con gli stessi valori di saggezza e di compassione.

testo e foto di Désirée Burlando  / Roccaforte Mondovì (CN)

24/01/2022
5,5 min
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Il mondo analogo

di Désirée Burlando

Ogni cosa esiste solo quando è in relazione.
Questo ci dice la fisica contemporanea. “A livello microscopico ci sono particelle che esistono solo se sbattono da qualche parte, se entrano in relazione, altrimenti non esistono”.

La mia vita è iniziata proprio così: quando ho capito che, vivere, significa prendere parte assieme ad altri/e alla vita; condividere lo stesso ambiente naturale con gli stessi valori di saggezza e di compassione, che rendono il nostro pianeta qualcosa di unico e speciale.
Tutto è iniziato con Gala: con lei potrei vivere negli ambienti più inospitali della Terra. La nostra è una “vita in simbiosi”. Siamo Terra e Cielo e in mezzo c’è – naturalmente – la passione per la montagna. Ciò che ci accomuna è l’amore per l’esplorazione, siamo sempre pronte a partire verso ogni “west”, purché sia abbastanza “far”; dai vulcani, ai ghiacciai, fino agli angoli più remoti del deserto. Siamo sempre le prime ad arrivare ma solo per “preparare il terreno” ad altri/e in luoghi del tutto inospitali.

L’unione, il contatto deve essere una cosa assai importante sulla terra. Quando noi stabiliamo un contatto, si accende forse una luce in luoghi sconosciuti.

Io mi occupo di fisica, di sperimentare, di indagare continuamente le leggi che regolano l’universo, la terra e i corpi. Cerco spesso nuove collaborazioni – letteralmente ovunque – dissolvendo il “self” nell’alterità. Sono smisuratamente lenta e magnificamente industriosa. Gala, invece, interagisce con l’ambiente attraverso la luce. Questa meravigliosa realtà che non ha nessun colore, che è invisibile. Le sue fotografie le danno la possibilità di partecipare attivamente alle continue trasformazioni che la circondano. Per lei l’arte è un lento processo, un accadimento. Il suo lavorio ha del meraviglioso, è un soffio vitale.

Insieme, viviamo in una perpetua fantasticheria del futuro. Passiamo interminabili giorni a cercare soluzioni per migliorare il nostro habitat. Sogniamo un mondo diverso da quello in cui ci troviamo a vivere, un mondo opposto, in cui si possa respirare liberamente, abitato da esseri capaci di vivere in armonia e libertà.

I centri urbanizzati, quello strano fenomeno che si verifica in tutti i paesi del mondo, contribuiscono al surriscaldamento climatico e al conseguente inquinamento dell’aria.
Il nostro pianeta rischia di diventare un deserto senza vita, senz’acqua e senz’aria.
La presenza di sostanze nell’aria come: radionuclidi, zolfo, fluoro, idrocarburi clorurati, metalli, polveri sottili e fumi, la cui presenza è dovuta principalmente alla combustione di fonti fossili, all’attività degli inceneritori e delle centrali termoelettriche, sono nocive per ogni essere vivente. Nonostante i danni prodotti dall’inquinamento urbani siano forti, si possono adottare soluzioni che coniughino modernità e sostenibilità.

“Ciò che ci accomuna è l’amore per l’esplorazione, siamo sempre pronte a partire verso ogni 'west', purché sia abbastanza 'far'.“

Sintesi, foto di Gala.

Vogliamo pensare ad un mondo “dove esiste del bene, del vero, del bello”.
Vogliamo cieli limpidi dove poter incontrare le stelle e poter avere ancora la possibilità di desiderare: parola formata dal latino de, in accezione negativa=senza, e sidera=stella, dal latino sidus. Desiderare significa, quindi, letteralmente, “mancanza di stelle”, e dunque una tensione verso l’ignoto, verso ciò che ci manca.
Le stelle sono come granelli di polvere, come cenere, e questo apparente niente evidenzia il tutto.

Noi ci muoviamo lentamente: tra la lentezza e l’immaginazione, riusciamo a cogliere l’essere di ogni cosa, un sovrappiù di vita, un canto.

È l’alba. Tutti gli animali e i vegetali alzano lo sguardo verso est, verso il Sole, impazienti di luce. Siamo in un bosco, tra faggi secolari e betulle lucenti. Si avvicina una donna: sfiora le nostre superfici fogliose, osserva il nostro colore tra verde e ciano, la nostra forma ondulata. Rimane sorpresa dalla nostra natura: privi di organi riproduttivi visibili, quindi di fiori, senza fusti, né vere foglie e radici, ma una struttura indifferenziata detta tallo.

Sono un lichene: un organismo semplicemente straordinario: il più antico organismo fotosintetico ossigenico apparso sul nostro Pianeta.

Quattrocento milioni di anni fa, i nostri antenati (Prototaxites) erano strutture biologiche alte come palazzi di due piani, e sono state le cose vive più alte per almeno 40 milioni di anni, cioè per 20 volte la durata di esistenza del genere Homo.
Non sono un organismo, ma due: una simbiosi fra un fungo e un’alga i cui destini si sono così interconnessi da creare una nuova specie.
Io sono un fungo e sopravvivo grazie ai composti organici prodotti dalla fotosintesi di Gala (alga), mentre lei riceve in cambio la mia protezione, sali minerali ed acqua. Viviamo davvero in simbiosi: la nostra è una stretta associazione in cui ci scambiamo sostanze nutritive per sopravvivere.

Quello che fa Gala con la fotosintesi, è di gran lunga il processo più importante per la vita sulla Terra. La fotosintesi consiste in un processo biochimico, attraverso il quale, in presenza della luce solare, vengono sintetizzate specifiche sostanze, soprattutto gli zuccheri. Parte da due precursori, l’anidride carbonica atmosferica e l’acqua. Come nella fotografia, il processo fotosintetico avviene in due fasi: la fase luminosa, che è dipendente dalla luce solare, e la fase oscura, che si compie in maniera indipendente dalla luce.

“La Natura ama nascondersi”, ma solo se si cerca di ridurla alla sua concretezza materiale.“

Parmelia, lichene, io+Gala (alga).

Larva di Cleorodes lichenaria, mimesi.

Il meccanismo fotosintetico è importante per la nostra sopravvivenza, ma soprattutto ricopre un ruolo decisamente essenziale per la vita in generale sul pianeta Terra, dal momento che, mediante la fotosintesi, le piante secernono ossigeno. Inoltre, noi possiamo assorbire l’anidride carbonica, e dunque abbiamo un ruolo fondamentale nel contrastare l’accumulo di CO₂ dovuto all’attività umana, responsabile dell’aumento delle temperature (quindi dell’effetto serra).

Laddove piante, muschi, insetti e tutti gli altri esseri viventi tranne alcuni batteri, non osano più avventurarsi, io ci sono. Sfido tutte le temperature e tutte le altitudini. Oggi, sono di dimensioni molto più piccole – alle volte anche grande pochi millimetri – ma la mia struttura è semplice e allo stesso tempo perfetta. Se mi osservate con la lente, potreste vedere spuntare un ragno, una Cleorodes lichenaria – falena della famiglia Geometridae – o un’altra creatura fantastica dalle dimensioni minuscole.

Sono un bioindicatore: consento il monitoraggio sulla presenza di contaminanti nell’ambiente.
La mia presenza può contrastare la desertificazione. Posso infatti assorbire acqua, trattenendola nel suolo anche in condizioni di aridità e rendere il suolo più favorevole allo sviluppo dei microrganismi coinvolti nei cicli biogeochimici favorendo la germinazione dei semi e lo sviluppo delle piante.

E ora rallenta, magari fermati. Cerca una connessione più intima col bosco. Forse, la speranza per la nostra Terra, è negli occhi e nel cuore di chi sa nutrirsi di bellezza, intesa come quell’intensità sacrale che può scaturire solo da una vera profondità etica in cui grazia e moralità restano sempre indisgiungibili. Vedere ciò che è. Essere ciò che si vede.

“La Natura ama nascondersi”, ma solo se si cerca di ridurla alla sua concretezza materiale. C’è uno spirito visibile della natura e uno invisibile, dell’intelligenza della vita. Non è con la violenza, bensì con la melodia, il ritmo e l’armonia che Orfeo penetra i segreti della Natura.

Soltanto prendendoti il tempo per gustare i panorami e osservando la natura circostante mi troverai, e per un istante i due mondi – quello visibile e quello invisibile – si toccheranno. Con me potresti intraprendere “un viaggio affrontando i massimi pericoli con la massima prudenza. Viene qui chiamata arte la realizzazione di un sapere in un’azione”.

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Désirée Burlando

Désirée Burlando

Nata a Finale Ligure nel 1984, dopo gli studi all'Accademia Linguistica di Belle Arti a Genova e un anno a Friburgo in Germania per imparare il tedesco si trasferisce a Torino per studiare Filosofia. Dopo qualche anno si trasferisce in Marocco per lavorare in un'azienda italiana occupandosi di grafica e fotografia. Tre anni dopo farà ritorno in Italia nel cuneese per dedicarsi alla montagna che frequenta a piedi, con le ciaspole e con i ramponi. La montagna è per lei bellezza, complessità, fragilità, storia e voglia di conoscere un mondo il cui futuro riguarda tutti.


Il mio blog | Il blog Holzwegeland racconta di scorribande nel cuneese e oltre frontiera. Il titolo del sito, dall’opera del filosofo Martin Heidegger, Sentieri interrotti (Holzwege): “Holz è un’antica parola per dire bosco. Nel bosco ci sono sentieri che, sovente ricoperti di erbe, si interrompono improvvisamente nel fitto. Si chiamano Holzwege. Ognuno di essi procede per suo conto, ma nel medesimo bosco. L’uno sembra sovente l’altro: ma sembra soltanto. Legnaioli e guardaboschi li conoscono bene. Essi sanno che cosa significa trovarsi su un sentiero che, interrompendosi, svia.” Sentieri che sviano, sentieri che si interrompono e che obbligano a riflettere e a cercare nuove vie, nuovi percorsi. Sentieri erranti. Dunque la montagna come luogo di riflessione e meditazione, come luogo prediletto per la ricerca.Ogni sentiero, in quanto cammino della ricerca umana, è a un tempo via e sviamento, avanzamento e smarrimento.
Link al blog

1 commenti:

  1. Martin Eden ha detto:

    Bellissimo.

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