L’olandese, che visse a Milano scegliendo l’Italia come sua seconda patria, venne celebrata per le sue scalate, compiute in un’epoca in cui non esistevano ancoraggi nè moschettoni. Vestita in modo rivoluzionario, con pantaloni da uomo e un cappello di equitazione a fare da casco, suscitò scalpore sulla parete nord della Cima Piccola di Lavaredo e nel Camino Schmidt alle Cinque Dita, dove superò passaggi di quarto grado superiore, considerati alla fine dell’Ottocento il massimo raggiungibile in arrampicata. Molto meno noto è il fatto che Jeanne Immink sia stata la prima a dare avvio all’alpinismo invernale in parete.
Il regista dell’epoca Frederick Burlingham, nel suo libro How to become an Alpinist, apparso a Londra nel 1914, disse: “Un‘alpinista da menzionare è Madame Immink, le cui scalate nelle Dolomiti le hanno valso una fama internazionale. Questa donna intrepida, non contenta di aver scalato le cime più difficili d’Europa in estate, ha compiuto anche numerose e difficili ascensioni invernali.” La salita della Croda da Lago nel dicembre del 1891 è esemplare: si tratta della prima invernale su una parete verticale ricoperta di ghiaccio. Fino ad allora infatti le salite invernali erano state perlopiù escursioni nella neve alta, che conducevano a facili cime.
Campanile di Innerkofler, oggi Sasso di Toanella
Jeanne Immink, che ha già superato la trentina quando inizia a dedicarsi completamente all’alpinismo, è dotata dal punto di vista atletico ed è innovativa nella scelta delle ascensioni. Si affida alle guide più esperte, Michele Bettega, Antonio Dimai o Sepp Innekofler e sa perfettamente quali sono le salite in grado di suscitare più interesse nelle hall degli alberghi a San Martino di Castrozza o a Cortina d’Ampezzo. Dopo aver raggiunto per prima una cima ancora senza nome nel gruppo del Bosconero, la scalatrice lascia in vetta un biglietto con un messaggio allo stesso tempo spiritoso e provocatorio: “Il 21 luglio 1893 feci la prima ascensione di questa cima. Il quale appunto chiamerò, visto poi che sia senza nome: Campanile di Innerkofler, in onore della brava giovane guida che ne tentò la salita. Ho battezzato la punta con vino di Asti, ed invito i Signori Alpinisti di seguire i miei passi. Viva l’Italia e l’Olandaˮ.
Questo Campanile nel gruppo del Bosconero ha una storia particolare: il suo nome esiste solo sulle mappe storiche. Durante la Grande Guerra verrà ribattezzato Sasso di Toanella perché, nonostante avesse conquistato con il suo coraggio la grande stima degli Alpini, Sepp Innerkofler era una guida di Sesto e quindi dalla parte del nemico. Molto dopo alcuni storici dell’alpinismo hanno proposto di reintrodurre il nome originario, ma nel frattempo nelle Dolomiti c’erano così tante torri Innerkofler che alla fine si è preferito mantenere il nome Sasso di Toanella.