Sentivo distintamente la paura dell’ignoto, ma decisi di corteggiarlo. Non l’avessi fatto, avrei chiuso quella porta accucciandomi in qualche angolo tiepido della mia mente.
Feci dunque il salto.
Nell’istante in cui varcavo la soglia una ventata di follia, quella buona, mi spettinava i capelli, e mentre ripetevo il mantra la risposta arrivava in un lampo, una visione folgorante.
“Attraverserò l’Africa in bici partendo dal Kenya e vivendo le realtà più vere e locali!”
Lo stomaco si chiudeva, la mente iniziava a fantasticare e una frizzante energia corroborava il corpo facendomi sentir vivo.
In un lampo ritorno al presente, alla mia bici e a questo paesaggio Africano. Mi trovo di fronte ad un bivio che non avevo calcolato. Continuare sull’asfalto, o scegliere la “statale” costiera, tutta sterrata per centottanta chilometri fino a Dar? So già quale sceglierò e perché.
In un viaggio così ogni istante, ogni più minima decisione echeggia di quella libertà di sbagliare, di osare. Ogni scelta nasce nell’ignoto e nell’ignoto si rituffa, trascinandoti in fondo alla tana del Bianconiglio, fuori dalla tua zona di comfort.
L’Africa, un luogo dove popolo e natura si fondono e confondono e dove ritrovare il battito primordiale, rompere le catene della nostra ossessiva ricerca di certezze.
L’Africa che con grande ironia, ha poi deciso di sconvolgere nuovamente I miei piani, quando vicino a Dar es Salaam sono stato derubato perdendo nel furto passaporto e carta di credito, facendo così finire il mio viaggio. Un ulteriore salto fuori dalla zona di comfort, un trauma vedere la realtà per quella che è, ma anche una lezione importante.
Fallito la missione? Tutt’altro! Grande la soddisfazione nel sapere di aver vissuto qualcosa di vero, di aver saputo rischiare, libero di osare, libero di sbagliare.