La prima volta che ho messo piede su un aeroplano e ne ho sentito i suoi motori rombare non ero nemmeno adolescente. Era un inverno freddo. Di quelli che ghiacciano le strade e fanno sembrare tutto buio e silenzioso.
Arrivato all’aeroporto di Treviso ogni cosa mi pareva così eccitante. Il controllo documenti, le valigie che sparivano sul nastro trasportatore ed i miei con un sorriso stampato in viso che solo le vacanze riescono a darti. Era dicembre e mi stavo per imbarcare per le Canarie, direzione Lanzarote. Mai mi sarei pensato che quel viaggio fosse l’inizio di una lunga relazione con l’arcipelago delle Isole Canarie. Difatti dopo Lanzarote fu il turno de La Graciosa. Poi Fuerteventura, e più recentemente Tenerife. E chi è stato alle Canarie capisce facilmente il perché di questa attrazione. Non esiste infatti un posto simile in tutto il continente europeo. La loro unicità sta nell’incredibile biodiversità e bellezza di alcuni paesaggi che si possono trovare solo in queste isole perse nell’oceano Atlantico. Per non parlare del clima mite, che una volta messo piede in uno di questi paradisi vulcanici non ti fa più tornare indietro.
Tra queste terre emerse (e fortunatamente per noi europee) l’isola più grande ed importante è Tenerife. L’isola più festosa dell’arcipelago che con il suo carattere cosmopolita e il famoso carnevale (secondo solo a quello di Rio de Janeiro per dimensioni e importanza) attira espatriati da tutto il mondo. E non solo. Negli ultimi anni, sportivi di ogni tipo (ciclisti, triatleti, trail runners, ecc.) l’hanno eletta a destinazione ideale per i ritiri invernali. Un po’ quello che sta accadendo a Gran Canaria e Lanzarote. Ed è per questo che avevo deciso di visitarla. In mezzo a questo tripudio di persone, feste e parchi naturali infatti svetta imponente la più alta montagna di Spagna, il Teide. Uno dei vulcani più iconici e famosi del mondo che si staglia a quasi quattromila metri sul livello del mare in quest’isoletta in mezzo all’oceano.
Non sorprende perciò che per molti secoli i Guanci, gli indigeni delle isole Canarie, ubicassero l’aldilà su questo monte che si credeva contenesse l’inferno tra le sue pareti rocciose. E nemmeno che i primi geologi ed esploratori europei lo considerassero la montagna più alta al mondo. Difatti nell’epoca dell’espansione europea il Teide, grazie alla sua imponente altitudine, veniva utilizzato da tutti i navigatori, spagnoli, portoghesi e britannici, come faro durante la navigazione nell’Oceano Atlantico verso sud. Ne scrisse Cristoforo Colombo, Boccaccio e pure Dante. Insomma, ben prima che arrivassero i social questo luogo aveva già assunto una fama proporzionata alle sue dimensioni epiche. Ed io volevo andare in cima al Pico del Teide a 3718 metri, cinquecento anni dopo la sua prima ascensione.
Così dopo svariati viaggi tra Lanzarote e Fuerteventura era finalmente giunto il momento di visitare la più grande isola dell’arcipelago. Atterrando all’aeroporto a nord dell’isola, utilizzato per i voli interni alle Canarie, si viene subito sorpresi da una vegetazione lussureggiante, di un verde smeraldo quasi tropicale, che la rende ben differente dalle sue sorelle sopra citate.
Lanzarote infatti, con la sua roccia scura e arida e una costellazione di vulcani spenti, sembra appartenere ad un altro pianeta. Stessa storia per l’arida e pianeggiante Fuerteventura, famosa per le sue spiagge bianche e quel sapore western che l’ha vista teatro di diverse produzioni cinematografiche. Qui invece, a poche centinaia di chilometri dalle altre terre emerse nel bel mezzo dell’Atlantico, il territorio sfoggia una vegetazione rigogliosa assai diversa ed eterogenea.