«Hey Aris ti chiamo dalla cima del Monte Rintul, hai ancora intenzione di venire a camminare con noi nei prossimi 6 giorni?»
«Si parto domani perché?»
«Beh avrei bisogno di un paio di scarpe nuove le mie sono completamente a pezzi… si sono aperte definitivamente».
«Nessun problema te le porto io, che numero hai?»
Avevo camminato 1690 km e davanti a me ce ne erano altri 1500 che mi aspettavano, le scarpe con cui ero partito più di due mesi prima, dopo l ennesimo tentativo di riparo alla buona, erano ora completamente lacerate, avevano resistito fin che avevano potuto e lassù, raggiunta la cima rocciosa oltre i 2000 metri avevano tirato definitivamente le “cuoia”, ho acceso il telefonino sperando di avere campo e ho chiamato il mio amico Aris.
Stavo attraversando a piedi tutta la Nuova Zelanda, dal punto più a nord al punto più a sud, attraversando antiche foreste vergini, fiumi dalle acque glaciali, laghi che sembravano specchi, spiagge infinte, ma soprattutto Montagne, montagne e ancora montagne.
Ero partito da solo verso la metà di settembre, che nell’emisfero sud coincide con la primavera, per l’avventura della vita: una camminata di oltre 3000 mila km continuativi in una natura incontaminata, pura e vergine. Un viaggio spirituale, mentale e fisico che ha cambiato la mia vita, 4 mesi passati in silenzio, 4 mesi vissuti seguendo il ritmo biologico più naturale possibile: dall’alba al tramonto.
Essendo cresciuto sulle Dolomiti Friulane sono sempre stato attratto dalle montagne, hanno sempre fatto parte della mia vita; in questa lunga camminata, che per la gran parte segue le catene montuose che caratterizzano il paese, ho avuto modo di fare ciò che più mi piace: attraversare le montagne, passo dopo passo, seguirne le infinite linee di cresta. Crescendo mi sono reso conto che la cima di per se non era ciò che attirava la mia attenzione, il camminare lungo le creste ha sempre creato emozioni forti in me, guardare indietro e poter scorgere da dove si arriva, guardare avanti e scoprire dove si è diretti, guardarsi intorno e rendersi conto di essere nel punto giusto, nel bel mezzo tra il passato e il futuro.
Per quasi 2 settimane abbiamo camminato attraverso una catena di montagne chiamata “the Richmond Range”. Cresta dopo cresta, valle dopo valle, un’infinita foresta, una delle più fitte che io abbia mai attraversato, cosi intensa da togliere il fiato, uscirne dopo 4 giorni per raggiungere una cima è stato come una liberazione; aria fresca. Da quella cima potevo vedere un territorio enorme estendersi tutto intorno a me, boschi vergini, antichi e saggi, sinuose montagne dai colori caldi, alte cime ricoperte da neve e ghiaccio, vulcani in lontananza con un cappello di nuvole sempre appresso. Il silenzio di quei luoghi farà per sempre parte di me. In montagna dovunque ci troviamo, ci viene concesso il silenzio, un lusso al giorno d’oggi alquanto privilegiato ma non per questo meno necessario, il potersi ascoltare, lontano da rumori e distrazioni che ogni giorno ci inseguono, ma lassù ci viene concessa quella pace che andiamo cercando.