Giorno 9: Lobuche – Gorak Shep
Da Lobuche con una facile camminata di due ore siamo arrivati ai 5100 metri di Gorak Shep. Qui abbiamo pranzato, abbiamo lasciato gli zaini e abbiamo camminato fino all’Everest Base Camp: qui ho avuto una grandissima sensazione di riverenza, sia per la montagna sia per tutte le grandi spedizioni che da qui sono partite. Sinceramente, ho ancora addosso la sensazione di rispetto verso quei grandi scalatori che hanno dormito lì in attesa di scalare la montagna più alta del mondo. Siamo tornati a dormire a Gorak Shep.
Giorno 10: Gorak Shep – Lobuche via Kala Patthar (5545 m)
Questa è stata un’altra grande giornata. In mattinata siamo saliti al punto più alto di tutti i 17 giorni: Kala Patthar. Per arrivarci, bisogna percorrere un sentiero molto ripido, ma il risultato è veramente qualcosa di indescrivibile. Ripresi gli zaini che avevamo lasciato a Gorak Shep, siamo scesi di nuovo a Lobuche passando per la piramide italiana.
Giorno 11: Lobuche – Dzonghla
Il giorno dei saluti a Gaddo e al suo porter. Gaddo ormai era arrivato ad una situazione #enough: da Dingboche in poi eravamo sempre stati sopra i 4000 metri, senza mai una doccia, dormendo in guesthouse fredde. Comprensibilmente, Gaddo ha deciso di tornare a valle: il momento del saluto è stato lungo, visto che ero un po’ dubbioso sul continuare da solo. Gokyo però mi chiamava, e al rifugio di Dzonghla (dove la temperatura notturna era -2 Celsius, nella stanza più calda) ho trovato compagnia e, incredibilmente, anche dei mini ramponi che sarebbero serviti per la giornata successiva.
Giorno 12: Dzonghla – Dragnag via Cho la Pass (5420 m)
Il giorno 12 prevedeva la salita del Cho La Pass, l’unico passo con neve. I ramponi mi hanno aiutato un po’, anche se devo ammettere che nell’ultima parte della salita mi sono trovato un po’ in difficoltà. Questo passo è a mio parere il meno bello dei tre, ma ha il merito di unire la zona dell’EBC con Gokyo. Sono arrivato a Dragnag stanchissimo, ma pronto per Gokyo, che ormai era vicina.
Giorno 13: Dragnag – Gokyo
In due ore e mezza io e gli altri ragazzi siamo arrivati a Gokyo. Abbiamo deciso di dormire in una Guesthouse vicino al lago, dove sono diventato amico di Cameron e Raoul (con Tom ci saremmo ritrovati a Namche invece). Nel pomeriggio ho deciso di salire i 500 metri che portano fino a Gokyo Ri, e i miei occhi si sono riempiti di bellezza un’altra volta: la scalata che porta fino a Gokyo Ri è decisamente ripida, anche se ormai ero acclimatato e sono dunque salito velocemente. Il panorama dalla cima è maestoso: il lago, Gokyo, l’Everest e le altre montagne sono un ricordo incredibile!
Giorno 14: Riposo ai laghi di Gokyo
In mattinata andai a visitare i laghi di Gokyo, da cui sinceramente mi aspettavo qualcosa di più in termini di bellezza (non significa che siano brutti, ma che altri panorami in questi 17 giorni sono assolutamente meravigliosi!). Nel pomeriggio ho lasciato la GoPro al freddo e al gelo mentre io mangiavo delle ottime torte nella pasticceria di Gokyo: a pancia piena ho apprezzato il timelapse ottenuto! In serata ho salutato Cameron e Raoul con un po’ di whiskey.
Giorno 15: Gokyo – Lumjung via Renjo La (5320 m)
Il terzo e ultimo passo è il Renjo La: con i suoi 5320 metri è il più basso dei tre, ma come punto panoramico è di una bellezza abbagliante. Per arrivare a Renjo La non si sale molto ma bisogna prestare attenzione ad alcune parti che sono leggermente ghiacciate. Il mio sorriso spiega tutta a mia felicità: ormai dovevo scendere, il più era fatto. Lumjung è stato l’unico paese dove non ho trovato wifi.
Giorno 16: Lumjung – Namche
Da Lumjung a Namche è stata una lunga camminata per le valli dell’Everest: ho trovato anche un gruppo di matti che stavano correndo i 42 km della Maratona dell’Everest. Questo è stato il primo giorno dopo il giorno 4 sotto i 4000 metri: ciò significa che ho trascorso 12 notti sopra i 4000 metri. Arrivato a Namche, mi sono incontrato con Tom e siamo andati a festeggiare la ormai imminente fine del trekking con i maratoneti all’Irish Pub. Da segnalare che sono stato sotto la doccia per 25 minuti: dopo 12 giorni è un momento meraviglioso!
Giorno 17: Namche – Lukla
L’ultimo giorno di cammino è stato un dolce amaro saluto al Monte Everest: nell’ultimo punto panoramico ho incontrato Raymond Renaud, un grandissimo scalatore francese, che a 77 anni era ancora in zone nepalesi a fare fotografie alle montagne. Arrivati a Lukla, dopo le doverose birre di fine trekking, abbiamo notato che il tempo era decisamente peggiorato. Io e Tom abbiamo deciso di pagare così 150 euro in più e tornammo a Kathmandu in elicottero: un degno finale di 17 giorni epici!
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foto:
1. Everest e Gokyo visti da Renjo La.
2. Ama Dablam ed il suo lago.
3. Vista da Kala Patthar (5545 metri, il punto più alto del trekking).
Ciao,
a ottobre vado a fare il trekking dell’evrest e non riesco a trovare i biglietti da lukla ….. sai dirmi come si comprano i biglietti?