Racconto

TORNEREMO NELLE NOSTRE CASE ARRAMPICATORIE

testo di Giulia Ficicchia, foto di Giulia Haraidon

15/11/2020
3 min
Quel pomeriggio di dicembre ho fatto e rifatto lo zaino.

Un attimo prima era chiedermi se indossare un paio di pantaloni molto più grandi di me mi avrebbe fatto sentire ridicola, quello dopo era per controllarmi le pulsazioni.
Mi serviva una scusa per rimangiarmi un impegno preso, non ero pronta per mettere piede in una palestra d’arrampicata. Avevo già le mie paure nei confronti della vita, perché aggiungerne delle altre? Ma volevo scappare dalla mia mente e avevo bisogno di un luogo, di un movimento che mi permettesse di farlo, qualcosa di nuovo che avesse il sapore di me che finalmente riuscivo a sorridere dopo anni passati chiusa nella mia camera, divorata dalla depressione, dall’ansia, dall’agorafobia.
Fin da piccola, fuggire per la mia famiglia significa caricare in macchina i bagagli e muoversi verso nord, verso le terre alte dolomitiche. Cambiava il volto di ognuno di noi, si rilassava e, se ci avvicinavamo abbastanza, ci potevamo anche sentire respirare profondamente. Era un lusso che non ho mai dato per scontato e che mi ha sempre rimesso al mondo. Era inevitabile che mi servisse un luogo che mi potesse aiutare ad arrivare più in alto in quei luoghi di cui sapevo tutto, anche le leggende dietro i loro nomi.

Quella sera ho scoperto che un posto c’era, si trova in via dei Romagnoli 245, vicino ad un grande magazzino, lì dove non ti aspetteresti di trovarci pareti, prese e persone con una passione in comune, ma solo altri scaffali. Time To Climb spezzava l’ordine monotono della periferia romana e quella specie di maledizione che avevo con il sentire il mio corpo. Ho cominciato dalle piccole cose, dalle prime scarpette alle prime prese, dai sorrisi sconosciuti e dai nuovi volti che mi circondavano, dalle prime lacrime alle prime vittorie, dal primo otto e dalla prima volta su roccia e la salita che avevo davanti si è trasformata in un bel sentiero pianeggiante.

Mentre scrivo queste parole, realizzo che è passato quasi un anno e che la mia vita è completamente cambiata grazie a quei pochi metri quadrati. Mi guardo allo specchio e non ricordo più con chiarezza com’era essere chiusi in una prigione che mi ero costruita da sola, sento ancora il freddo della roccia di ieri, sento l’abbraccio di gruppo quando ho raggiunto la mia prima catena, sento le incitazioni dal basso non i pensieri negativi che vorrebbero riportarmi sul fondo, sento lo sguardo di chi non mi ha mai lasciata da sola anche quando ero molti metri più in alto, sento il sapore delle lacrime quando poggiavo di nuovo i piedi a terra e capivo che ce l’avevo fatta.
Mai da sola, ma sempre accompagnata da quelle persone che fino a pochi mesi fa erano sconosciuti e che ora sanno di qualcosa che assomiglia a una famiglia, nata dentro quelle quattro mura in cui sono finita per caso e cresciuta fuori davanti una birra o una giornata in falesia. Non rispettiamo mai gli orari, facciamo sempre tardi quando ci impelaghiamo in qualche blocco che ci viene tracciato oppure ignoriamo che il sole sia andato giù e non temiamo il buio quando è ora di tornare a casa.

Al momento ci accontentiamo del fuori, ma tuteliamo anche quello spazio dentro che è spento da diverse settimane, senza il quale forse un fuori non esisterebbe nemmeno se vogliamo essere sinceri. E allora noi iscritti abbiamo deciso di far sì che fossero solo le luci a rimanere spente, non il nostro impegno nel sostenere quella palestra che è diventata casa.
Nel frattempo, io ho smesso di controllarmi il battito cardiaco. Solitamente arrivo sotto la parete e la guardo, le racconto le mie paure e spero che mi accolga, mi salvi come quella sera di dicembre dei perfetti sconosciuti hanno salvato me.

RACCOLTA FONDI
IN FAVORE DI TIME TO CLIMB
Da qualche anno anche nella periferia di Roma c’è un’area di arrampicata indoor. Non è il Cube della Salewa o il Kletterzentrum di Innsbruck ma è un luogo dove ragazze e ragazzi di Ostia e dintorni possono ritrovarsi per imparare il gesto arrampicatorio, conoscere e sfidare sé stessi, socializzare e bere una birra insieme. Tutto questo grazie alla passione di alcune persone e senza alcuna sovvenzione. Ora questi sforzi sono messi a dura prova, non dalla scarsa partecipazione (le presenze sono sempre più numerose), ma dalla sospensione forzata per l’emergenza Covid-19. Perchè la palestra TimeToClimb non chiuda c’è una raccolta fondi.
Se anche tu frequanti una palestra che vive un momento di difficoltà, puoi copiare questa idea per tenere viva anche la tua palestra. Torneremo tutti nelle nostre case arrampicatorie, non ci sono dubbi.

>> Vai alla raccolta fondi per TimeToClimb

Giulia Ficicchia

Mi hanno detto che il cognome impronunciabile viene da quella che tutti conoscono come la Vigata di Montalbano, anche se sono nata in una domenica romana di settembre. Porterei volentieri il gatto anaffettivo e le pile di libri tra prati e monti. Mi nutro principalmente di cibo, fiori, roccia e luce.
Citazione preferita: “Pensi, caro signore, al mondo che lei reca in sé, e chiami quel pensiero come vuole”. (Rainer Maria Rilke)


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