– 2° giorno
Chiudo la porta del bivacco e lascio le Buse delle Dodese in una atmosfera vellutata. Un’aria gelida soffia sopra la foschia mattutina, mentre la luna sfuma tra le prime luci dell’alba. Dopo una breve risalita il sole fa capolino a riscaldare l’aria tingendo il paesaggio di tenui colori dorati, mentre in lontananza le nuvole coprono la pianura e si infrangono contro i monti. Prima tra pini mughi e poi su terreno aperto, attraverso a mezzacosta in direzione del Monte Ortigara (2106 m) dove il Cippo Italiano, il Cippo Austriaco e i numerosi resti militari ricordano i caduti durante cruenti battaglie.
Il passo rallenta quasi a voler bighellonare tra i resti di una trincea e le suggestive postazioni in caverna, mentre cerco di ritrovare immagini già viste. Infine si attraversano i visibili resti di baraccamenti e ricoveri risalendo Cima Caldiera (2124 m) dove il vento spazza le rocce e suggerisce una sosta piuttosto breve; poco più a nord l’Osservatorio Torino rappresenta un ottimo punto panoramico da cui osservare il resto del cammino. Da qui comincia grosso modo la discesa e il paesaggio cambia drasticamente: lungo tutto il crinale si attraversa un ambiente boschivo e prativo; la vista cala di spettacolarità ma la curiosità ancora si alimenta per fenomeni naturali quali il Buso dei Quaranta (un’ampia dolina di crollo) e i Castelloni di San Marco (un suggestivo e divertente labirinto di roccia tra cunicoli e gole).
Mentre cammino tornano alla mente ricordi che sembravano scomparsi, come se stessi guardando le diapositive di una vacanza passata. Durante la discesa con una breve divagazione si raggiunge l’Anepoz, il cippo n°1 del vecchio confine tra Impero Austro-Ungarico e Serenissima Repubblica di Venezia da dove si ha un ultimo scorcio panoramico a strapiombo sulla Valsugana. Da qui si scende attraverso bosco fino ai pascoli della Piana di Marcesina, un luogo così placido che suggerirebbe di essere giunti alla fine degli sforzi e invece le salite non sono ancora terminate. Prima si sale a Passo Forcellona (1435 m) per poi scendere e risalire a Forcella Frizzon (1446 m), quando ormai si interroga la cartina per vedere se c’è qualche scorciatoia che permetta di accorciare la marcia e porre termine alle fatiche.
L’ultima discesa comincia in luogo di vecchi alpeggi e casere che sanno regalare belle suggestioni con i colori d’autunno prima di raggiungere la strada asfaltata che conduce lungamente a Enego. Le ore trascorse fanno sentire il loro peso, la monotonia della discesa fa scorrere lento il tempo, ma infine sbuca dietro gli alberi il campanile che preannuncia il termine delle fatiche.
Arrivato in paese mi reco subito in un piccolo supermercato a fare scorta di bibite e patatine che consumo seduto alla fermata dell’autobus mentre allungo le gambe indolenzite cercando una posizione in cui riposare. Il cammino è appena finito e nuovi ricordi si aggiungono e si mescolano con quelli riemersi dal passato, mentre l’ombra del campanile si allunga e le luci del paese si accendono.
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Bibliografia:
L’Alta Via degli Altipiani: itinerario storico-escursionistico sull’Altopiano dei Sette Comuni in terra di confine; Luca Trevisan; CIERRE edizioni. Descrizione precisa e dettagliata dell’itinerario con numerosi approfondimenti storici.
Cartografia:
Tabacco 050: Altopiano dei Sette Comuni, Asiago – Ortigara.
Tabacco 057: Levico – Altopiani di Folgaria Lavarone e Luserna.