La scorsa estate ho partecipato al trekking “Corsica sud in Libertà”, organizzato dalla Compagnia dei Cammini. Ero stata in Corsica nel lontano 1989, il mio anno della maturità, con un gruppo di amici freschi di patente, a caccia di spiagge e di sole. Non ne rimasi incantata, chissà perché, ho il ricordo di lunghe code in auto verso le spiagge e di luoghi che probabilmente ai tempi non ero in grado di apprezzare. Era giunto quindi il tempo di tornare.
Non chiamatemi Ismaele, ma quando sono particolarmente stanca dalla vita di città, quando i pensieri, le cose da fare, quando quello che chiamo “il capitalismo” mi occupa il cervello l’unica ricetta che conosco è tornare al corpo. Dedicare il tempo a qualcosa di fisico, che richieda tutta la mia attenzione, tutte le mie energie e tutta la mia fatica, senza lasciare spazio ad altro. Meglio se in montagna, meglio se in una modalità per me abbastanza nuova (leggi: con uno zaino di oltre 15 kg al seguito), meglio se con un gruppo che funziona e una guida capace di trasmettere il suo amore per la terra che abbiamo attraversato (grazie Elisa!).
Non potevo chiedere di più. Abbiamo dormito per terra, fatto il bagno nei torrenti, allestito cucine da campo dove capitava, non abbiamo mai lasciato in giro niente – e se ve lo state chiedendo, no, nemmeno la carta igienica -.
Quelli che seguono non sono appunti di viaggio, non avevo tempo né voglia di scrivere. È il viaggio che è continuato dopo che sono tornata e si è depositato lentamente dentro di me e sulla carta. Grazie a Elisa, Fiorella, Mariachiara, Claudio, Paolo, Marco, Michele, Stefano. Stay wild!
Alberi
“Ci fu un tempo in cui la Corsica era coperta per intero dalla foresta. Di ramo in ramo quest’ultima crebbe per millenni in competizione con se stessa, fino ad attingere i cinquanta metri ed oltre, e chissà, forse si sarebbero sviluppate varietà vegetali sempre più alte, alberi destinati a toccare il cielo se non fossero comparsi i primi abitanti a far arretrare grado a grado la foresta, animati com’erano da una generica paura per il luogo dell’origine”. Così Sebald ne “Le Alpi nel mare.”
Eppure, la prima immagine della Corsica che porterò con me sono gli alberi. Faggi enormi, cortecce come pelle d’elefante. Castagni centenari, il tronco martoriato dal tempo, arreso all’abbraccio dell’edera ma con la forza intatta delle giovani foglie. Pini larici, eleganti e generosi nel loro offrire al vento le chiome, lasciarle plasmare dalla sua forza e dal suo capriccio. Vi guardo e vorrei perdermi nel passato remoto degli anelli che disegnano i vostri tronchi. Quali storie celate? Di quali vite custodite il segreto?
Cielo
Un luogo molto comune vuole che il raggiungimento di una vetta regali – tra le altre cose – una maggiore vicinanza al cielo. Eppure, credo che mai il corpo sia tanto vicino alla volta celeste come quando si trova in posizione orizzontale, negli istanti che precedono il sonno a contatto con la terra nuda, senza membrana alcuna a schermare l’abisso che lo ricopre. Arreso alla stanchezza, spogliato da ogni residuo di eventuale compiacimento per un obiettivo raggiunto, può semplicemente abbandonarsi al suo essere gettato nell’aperto, finalmente indifeso, e lasciare che le costellazioni, la luna, le nuvole e tutto ciò che in cielo si muove o sta fermo si impadronisca prepotente dei suoi occhi.
Negli attimi che precedono il sonno, potrà immaginare mondi lontani nello spazio e nel tempo, fissando lo sguardo sulla luce pulsante di una stella o su quella di fissa di un pianeta. Potrà seguire il movimento veloce di un satellite, immaginare traiettorie di aerei; nei risvegli notturni, potrà indovinare l’ora dalla mutata posizione della luna ma saprà di aver dormito per la vividezza dei sogni. È possibile che si risvegli vagamente indolenzito o infreddolito ma, nel momento della marcia, come per magia, troverà intatte tutte le sue energie, forse moltiplicate dal contatto perso e ritrovato con la terra così com’è.