Racconto

#26 • Il vuoto

testo e foto di Leonardo Panizza

Come mi lavo i denti?
26/12/2019
3,60 min
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Cosa? Ma perché non riesci a smettere di urlare?

«Devo urlare anche io? Se ci parliamo addosso non ha nemmeno senso. Vabbè io me ne vado un po’ più avanti tanto non capisci. Ma cosa c’è adesso non riesco nemmeno a capire dove mettere i piedi tanta è la confusione. Tra poco mangiamo? Ma chissenefrega, intanto arriviamo in cima poi si vede, come mai sei così preoccupato, chiediamo più avanti. Non ho bisogno di sapere se ci sarà carne o miele, quello che c’è c’è. Non voglio romperti troppo però se stringi lo zaino poi sei più comodo, la smette di sbatterti sulla schiena e fai meno fatica. Come pensi di riuscire a correre in salita se non sei mai riuscito nemmeno a fare due passi senza sudare? Io non ti capisco proprio. Dovresti provare gradualmente. Si lo so che non serve affrettarsi, in qualche modo in cima ci arriviamo te lo prometto. Se c’è la coda sicuramente ne vale la pena.»

«Non vedo l’ora, sarà una sensazione unica, irripetibile. E’ da tanto che non senti? Anch’io giuro. Ma come un’esperienza prenatale? Beh sarà come essere di nuovo allo stato fetale, silenzio, suoni ovattati, addirittura assenti, incoscienza?
Si dice silenzio, vuoto, infinito. cosa? Tutto turbina, fa rumore, sei incapace di esprimerti se non urlando? E’ tutto pieno, di significati, di sottointesi, di immagini, schermi, luci. E’ il mio stato. impossibile pensare di stare un solo momento senza stimoli, una volta c’era la noia. Qui ovunque urliamo, stiamo insieme, in grandissimi gruppi, per evitare gli animali, il freddo, la paura, il vuoto, il silenzio, il buio che ci ricorda quanto è fragile la vita. Urla così tutto scappa, fugge alla tua presenza, non devi rapportarti con altri, sei in grado di bastarti, essere quasi divino. Non è necessario che mi racconti, so già, stiamo tutti allo stesso modo. Sicuro di me, ti parlo addosso, senza dialogare senza confrontarmi con te. Il pensiero non si interrompe mai e arrivo alla sera quando stacco la spina con la testa piena, senza paura di dover affrontare vuoti emozionali. Il cervello è diventato un muscolo, da stirare, allenare, mai fermarsi, è uno sport estremo.
Ora che metto un piede dietro l’altro in salita verso la vetta la testa si rilassa, mi lascia entrare in questo stato di sospensione non mi sembra vero fa paura, fortuna che attorno la confusione è tale che mi distrae, tutti urlano, cercando di attirare la mia attenzione. le luci fanno altrettanto, i profumi, il cibo. Tutto vuole la mia attenzione e io sono al centro, non ho paura di restare solo, di stare fermo. Un tempo c’era la città e la natura, ora è tutto così. non c’è differenza, tutto attorno a me si muove, e se il cammino mi assorbe troppo guardo uno schermo, che mi fa pensare ad altro. sei rimasto indietro? Non ti aspetto, torno indietro e poi proseguo con te, meglio non attendere fermi troppo a lungo. la noia. Per fortuna abbiamo raggiunto qualsiasi luogo, l’inspiegabile, il non compreso si fa da parte, nulla sfugge al controllo e all’approvazione.»

Devo comprare qualcosa.

«Una volta ti confrontavi con dio? Poi con gli altri uomini? Bene, ora non dovrai confrontarti che con te stesso!
Meglio così. Non ho bisogno di niente se non di giochi che mi distraggano dal vuoto, dalla paura del vuoto. Ora manca poco sono quasi arrivato. dicono che duri poco, che sia praticamente immediato. La sospensione da noi stessi è cosa effimera, che sfugge. Per fortuna altrimenti la noia, la paura. Non arriveremo in tempo, se torniamo continuamente indietro, abbiamo dimenticato di raddrizzare gli alberi, di spegnere il gas, di allacciare la cintura, devo ricordarmi di ricordare. Lo stomaco sempre pieno, mai una mancanza, il caldo che mi avvolge. Sono autosufficiente.
Vivevi di contrasti? Esisteva la fatica? La sofferenza? Ti giuro, le privazioni, si viveva di contrasti, si saliva per riscendere, su e giù alti e bassi. si usciva per entrare.
Ora sono soddisfatto, sempre. E’ una pace non doversi muovere, tutto mi raggiunge e il corpo è una scatola vuota, pieno di sostanza grigia che brucia da quanto si muove.
Queste montagne sono ambiziose, donano senso grazie all’opposto. E’ l’unico luogo in cui ci sia il silenzio, il vuoto, dura alcuni istanti dicono. Non si trova una soluzione meno drastica. Non esistono più sfumature. O il tutto o il nulla più assoluto. non esiste luogo in cui si possa trovare una parte di nulla, di silenzio. e adesso corro, sempre più su. Mi incitano sono quasi in vetta. Tutti mi osservano sono io il punto di vista. Guardatemi salgo sempre di più, insieme a tutti, senza paure, poi basta un passo, l’unico che facciamo veramente da soli, oltre il dirupo e wum.
E’ questo il vuoto?»

E’ questo il vuoto?

Questa storia partecipa al Blogger Contest 2019. Fai sapere all’autore cosa pensi della sua storia, scrivi qui sotto il tuo commento.

Leonardo Panizza

Sono psicologo, mi piace esplorare nuovi modi di andare in montagna cercando di non lasciare nulla del mio passaggio. Passo gran parte del mio tempo sciando e arrampicando ma sono anche un grande appassionato di trekking e di bivacchi.


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