– E se si sveglia e ci butta giù?
– Di solito i cavalli che dormono sotto le montagne piccole come questa sono puledri che, al massimo, fanno solo muovere gli alberi. Basta sedersi, accarezzare una roccia e si riaddormentano subito.
– … e le montagne più alte?
– Beh… quelle… è un altro discorso… bisogna essere cavalieri esperti per salirci sopra e non è detto che basti.
– Perché, cosa fanno?
– Niente, se decidono che non gli vai bene inarcano la schiena e ti piegano come una carta Yu Gi Ho.
– … non ci sono solo draghi e bestie nelle carte Yu Gi Ho. C’è pure Cavallo Incubo.
– Ah sì… è forte?
– Livello 4, Mapi.
– Cavolo! Facciamo finta che qua sotto ce ne sia uno molto più pacifico.
– Sì, lo chiamiamo Pippo… però perché facciamo finta?
Questa cosa delle montagne animate non si racconta così per scherzo. Parecchi lo hanno pensato. Alcuni ci hanno messo pure le persone sotto la pelle delle montagne. Prendete Atlante: Perseo – dopo averlo tramutato in pietra – lo trasformò in una catena montuosa, quella, appunto, che prende il suo nome e sta in Marocco. Ossa che spuntano dal deserto e vanno in alto, con l’apertura alare delle scapole e degli omeri. Che, a vederle sotto questa prospettiva, sembra veramente che abbiano uno scheletro, le creste e le gobbe che si rincorrono. E non è poi così strano che in antichità si pensasse fossero esse stesse le impalcature del mondo. Se uno prova a guardarle da lontano dopo un paio di giorni di pioggia quando tutto è più delineato e scolpito, il susseguirsi delle selle e dei picchi non è altro che un gigantesco drappo di seta appoggiato sopra la groppa di un animale. O di un titano che, per qualche ragione, è stato punito.
Sul sentiero che stiamo percorrendo io e Francesco, c’è una leggera fanghiglia. Francesco sdrucciola sui suoi scarponcini e sta attento a non cadere. Vedo davanti a me un cappello di pile con i copri orecchie penzoloni e – sotto – la testa di un cagnolino che caracolla e annaspa in salita. Il cane si gira e ha due guance paonazze come mele e lo sguardo di uno che ha macinato pensieri fitti.
– Qui dove siamo?
– Come, dove siamo?
– L’abbiamo superata la coda?
– Uh, da un pezzo, abbiamo cominciato a salire sulla schiena. Non senti queste rocce a forma di vertebra come sono dure?
– Mapi, stiamo attenti.
– Ok… comunque non ci sono solo cavalli sotto le montagne, sai?
– Come?
– Sì, ci hai fatto caso che alcune sembrano enormi tartarugoni? Guarda quella davanti a noi, per esempio.
– È vero sembra che abbia le righe come una casa di tartaruga.
– Ecco, se sali su una montagna molto alta che viene tenuta in piedi da una tartaruga, beh è molto probabile che la tua salita sia tranquilla. Se si muove, si muove con più dolcezza.
– E ci sono anche altri animali sotto le montagne?
– Oh, certo. Ne conosco una, in Umbria, che sotto c’ha un bue.
– Come, un bue?
– Sicuro, un bue! E infatti si chiama monte Bove. Ci andavo da ragazzo.
– È vicino a dove abitavi prima di stare qui con noi a Genova?
– Sì… e ce n’è una, accanto al bue, dove sotto dorme un maiale.
– Nooo!
– Te lo giuro. Pizzo Berro. Si chiama così perché verro significa maiale… sta col muso all’insù e la cima è la sua faccia, pensa te!
– Ahah! E se fa il verso quando sei sopra?
– Cavolo, non ci avevo mai pensato.