Reportage

ZAMPE SELVAGGE IN SILA

La mia Sila3Vette non è una gara, non è una sfida, non può nemmeno definirsi un’avventura. E’ un viaggio introspettivo in cui io e il mio cane siamo compagni di emozioni.

testo di Erica Covelli  / Bergamo

sila3vette 2021 (ph Erica Covelli)
16/03/2021
7 min
Torniamo in Sila dopo due anni, questa volta per gareggiare sul percorso più breve della 40 km.

La prima cosa che penso quando scendo dal furgone è: «Lombarda, sei in Sila, fermati e respira, torna a fare quello che i ritmi serrati della nostra assurda quotidianità rendono quasi un lusso, rallenta e respira».
Arrivare qui è già un traguardo, abbiamo superato il Covid, abbiamo ripreso in mano le nostre vite, abbiamo creduto nel progetto di Sila3Vette e fatto tutto ciò che era necessario per affrontare questa avventura in sicurezza.

Dopo il lunghissimo viaggio la priorità è far sgambare i cani, ci addentriamo nel bosco, tra i giganti della Sila, maestose conifere secolari che ricordano le sequoie americane. Mi fermo e annuso l’odore del bosco, ascolto il rumore del vento tra i rami, lascio libera Yuki e la guardo correre felice a missile tra i tronchi e le foglie secche. Penso a quello che ci attende, io e Stefano conosciamo l’ambiente che ci ospiterà in questi giorni e abbiamo le idee chiare su come affrontare questa avventura. Stavolta siamo in quattro e da mesi sogniamo di arrivare tutti insieme al traguardo. Due anni fa io e mio marito abbiamo chiesto all’organizzatore il permesso di farci partecipare con i nostri cani, per commemorare la scomparsa di un amico che come noi correva con i propri cani. Stavolta siamo qui spinti dalla passione, perché crediamo fortemente nel progetto degli organizzatori, perché vogliamo far conoscere la nostra disciplina, perché abbiamo voglia di ricominciare a vivere e la Sila è il posto giusto per farlo.

sila3vette 2021 (ph Erica Covelli)
sila3vette 2021 (ph Erica Covelli)

Lontani da casa, dalle nostre abitudini e dalle nostre sicurezze, ci mettiamo alla prova in un ambiente montano molto differente dal nostro, selvaggio e sconosciuto e proprio per questo pieno di fascino. Il paese ci da il benvenuto, Mara e Pippo gli organizzatori, i ristoratori, gli albergatori, i negozianti ci accolgono con sorrisi e gesti ricchi di calore.

Siamo circondati da atleti di livello molto differente, dal gotha dell’ultratrail e della bike a persone normali, come noi che vogliono mettersi alla prova e mai, come quest’anno, gridare che amano la vita. Tanti atleti sono incuriositi dal nostro gruppo a sei zampe, fanno domande coccolando i cani, ci incitano a fare una bella gara, ci fanno sentire parte integrante del team di agonisti e non “quelli che si fan tirare dai cani” come spesso ci sentiamo dire. In partenza siamo lì, coi grandi professionisti da prima pagina, che emozione, che orgoglio, che cosa pazzesca, qui tutto è pazzesco, quasi surreale.

E poi la cosa più magica, la corsa nella notte, il buio del bosco sconosciuto, le impronte dei lupi sulla neve, il vento tagliente sulle cime, la neve che scricchiola sotto i nostri piedi, il fruscio dei rami nel silenzio, il battito dei due cuori che formano il binomio, il continuo contatto silenzioso tra uomo e cane, in una simbiosi che le parole non possono descrivere.

Se ripenso ai giorni in Sila il cuore si emoziona ancora, la nostalgia è forte, la voglia di continuare a vivere la nostra passione è ancora più grande.
La mia Sila3Vette non è una gara, non è una sfida, non può nemmeno definirsi un’avventura. E’ un viaggio introspettivo in cui io e il mio cane siamo compagni di emozioni che le parole non potranno mai descrivere. Nulla può essere lasciato al caso, esperienza, nozioni tecniche, preparazione atletica, massima capacità di ascolto del proprio cane, uniti ad una buona dose di follia, in un mix unico che imprime nella memoria un ricordo indimenticabile.

sila3vette 2021 (ph Tamara Vecchione)

9 MARZO 2021, DENTRO LA MIA SILA

Trovo il tempo di ripensare ai quattro giorni appena trascorsi e la percezione è quella di essere stata travolta da uno tsunami.
22 ore di viaggio, ore di sonno saltate, montagne di bagagli, vita in un appartamento grande quanto un camper per 5 umani e 5 quadrupedi, zaini da preparare, concentrazione da trovare, brodi da cuocere, attrezzatura da controllare, dubbi sul meteo, tamponi, incontri con icone sportive, cene non digerite, barrette dimenticate… E poi i fuochi si accendono, la musica suona forte, Yuki abbaia incessantemente, vuole partire a mille all’ora.

Stacchiamo buona parte dei concorrenti, usciamo dalla confusione, entriamo nel bosco, ci troviamo soli, cala il silenzio, i cani cercano il ritmo del passo, noi quello del respiro. Io entro in una bolla di concentrazione in cui occhi e gambe lavorano all’unisono per coordinare i miei movimenti a quelli di Yuki. So che i bastoni sono indispensabili per questa gara ma li odio da subito, sono in totale antitesi con la nostra disciplina. Superata la prima salita si prende a correre, inciampo in un grosso sasso, evvai un’unghia è andata, insieme al laccio del bastone.
Si pesta neve, in salita, finalmente, calziamo i ramponi, qui si fa il gioco che piace a noi. Tira vento perché siamo usciti dal bosco, cerco di sciogliere una barretta in bocca mentre salgo, Yuki a testa bassa fa quello che ama fare, trainare in salita.

Secondo check point, scatto qualche foto, orrenda, calzo i booties a Yuki, le do da bere e da mangiare, bevo e mi vesto, qui si fa freddina. E ora giù in discesa, in un tratto infinito di neve dura, ghiacciata e poi farinosissima, stare in piedi è un gioco da equilibristi. Controlliamo regolarmente il GPS, tutto ok, anzi no: “torna indietro e prendi la prima sinistra”. Fa freddo, il vento si fa sentire, mangio un dattero ma non riesco a bere. Di nuovo GPS, non si capisce bene, proviamo a muoverci per intuire quale sia la via corretta. Maggie fiuta una bellissima impronta di un lupo, sento un brivido lungo la schiena, sembra fresca. Ora si riprende una salita, la neve non cessa, meglio così, si corre bene, si progredisce con maggiore sicurezza, i cani sono concentrati. Koori è fantastico, lo vedo in traino costante senza mai un’esitazione, ogni tanto gratifichiamo i cani con le nostre voci, vederli lavorare così scalda l’anima.

La neve si interrompe, via i ramponi, improvvisamente gli occhi fanno fatica ad adattarsi al fango, foglie, radici, grossi rami a terra, acqua di disgelo che scorre. Corriamo in silenzio, siamo concentrati, io penso che alla prossima base vita devo togliere i booties ai cani e che mi sono dimenticata di fare l’arnica a Nes. Urlo e volo, non so come, non so dove, non capisco, sento solo un male pungente alla caviglia destra e il freddo del fango ovunque. Ecco, lo sapevo, mi ero data un 70% di probabilità di scassarmi ed è fatta. Zaino tasca sinistra in alto, Okitask al volo, bevo un sorso, respiro profondamente, mi appoggio ai bastoni e mi alzo.

sila3vette 2021 (ph Erica Covelli)
sila3vette 2021 (ph Tamara Vecchione)

Sento il torrente che scorre vicino e mentre gli altri calzano i sacchi per non bagnarsi io entro e lo guado, l’acqua gelida mi fa stare meglio. Stefano mi chiede come sto, se vogli fermarmi. Indosso il guscio di goretex, cambio i guanti bagnati di fango, soffio il naso e vado. Chiedo scusa agli altri, so che li rallenterò. Se volete andate, io arrivo ma devo camminare.

Ultima base vita, se mi fermo sento il dolore, meglio far bere i cani e andare. Prendo un gel, ho bisogno di focalizzare l’ultimo tratto di strada che già conosco. Via in salita, la caviglia quasi non si sente, dentro e fuori dai torrenti e dai guadi, i piedi sono così gelati che non li sento ma non sento nemmeno la distorsione. Comincia l’ultima discesa ripida, il fondo è difficilissimo, sassi, foglie fango acqua che scorre, gli occhi sono stanchi, mi sembra sempre più buio. Conosco l’arrivo, fischio, chiamo Guglielmo che ci aspetta e deve assolutamente farci una foto. Vorrei correre ma se corro mi si smonta il piede destro.

Arrivo, entro, firmo segno l’orario, saluto Mara e Pippo, scambio due parole con gli atleti arrivati davanti a noi, trattengo a stento Yuki che vuole mangiarsi il tavolo imbandito. Esco e mi dirigo al furgone. A casa, sono le 3.30. La testa fa fatica a staccare, a spegnersi, mi fa male, continua a girare a mille, come se dovessi ancora orientarmi nel buio del bosco. E’ finita e siamo andati bene, ho rallentato il gruppo di una ventina di minuti e sono arrabbiata con me stessa, potevamo finire meglio ma ero quasi certa che il buio non avrebbe perdonato.

Preparare questa gara è stato un lavoro infinito, di preparazione sportiva umana e canina, di studio materiali e tecnologie di orientamento, di cura alimentare per umani e cani, di programmazione di viaggio e soggiorno, di attenzioni sanitarie per evitare rischi e tutelarci, un sacrificio economico per tutti, ma ognuno aveva i suoi motivi per essere qui. Insieme abbiamo condiviso fatica, gioia, divertimento, paure, dubbi, pulci e peli canini, pentole di pizzoccheri e strani vini alle ciliegie. Insieme costruiamo giorno per giorno una disciplina in cui crediamo e che ci fa star bene e abbiamo dimostrato che i pastori sono cani perfetti per gare che generalmente vengono associate solamente a razze nordiche.

Grazie Maggie, Koori, Nesquick, Yuki. E ancora, in ordine sparso grazie a: Francesca Mister, Maria Lentini, ATF studio sportivo, Mindfulenergyfood, Mara Carchidi, Giuseppe Guzzo, Roberto Rovelli.

7 ore 38 minuti, 14a posizione su 50 atleti al traguardo e circa un centinaio alla partenza.

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Sila3Vette Winter Challenge
www.facebook.com/zampeselvagge

sila3vette 2021 (ph Erica Covelli)
Erica Covelli

Erica Covelli

Componenete del team Zampe Selvagge di Bergamo (promotore della disciplina dog trail), vegana, trailrunner, scialpinista, alpinista amante della montagna, della vita all'aria aperta e delle avventure a sei zampe. Montagna e cani sono l'essenza della vita mia e di mio marito.


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