Racconto

#15 • Sulla strada giusta

"È il tramonto del 22 marzo 2082. È tornato il sole. La neve copre i tetti del paese. Il fumo è sparito, non ci sono più incendi da due anni"

testo e foto di Alessia Prin

11/12/2019
4,50 min
informazioni
Sono le 19 del 22 marzo 2079. Mi affaccio fuori sul balcone e c’è il fumo, non vedo nemmeno le montagne.

Una coltre di nebbia spessa ha invaso il paese.
La valle sta di nuovo bruciando, in piena primavera.
La stagione dello sci e dell’alpinismo qua in montagna ha le ore contate, la neve c’è in abbondanza solo tra dicembre e gennaio. A febbraio già scioglie.
I montanari, qui, sono sempre meno per via delle condizioni di vita che peggiorano sempre di più, sempre più in fretta.
Il caldo, il fumo, l’assenza di cibo, il clima estremo, i pochissimi collegamenti con le città, gli alberi che bruciano, i periodi di siccità̀, le piogge intense e le nevicate record.
«C’era una volta un clima mite che scandiva le singole stagioni» dice nonna mentre fa l’uncinetto «ed è bello poter vivere di quei ricordi» e aggiunge «vorrei li avessi vissuti anche tu…» singhiozza con una lacrima che scende dagli occhi.

Guardo l’app del meteo, dice che il fuoco in valle continuerà anche domani, poi arriverà una perturbazione che porterà̀ finalmente un po’ di pioggia.
Intanto il fumo ci obbliga a rimanere in casa oppure ad uscire per poter andare a caccia, anche in inverno. Il cibo arriva dalle città grazie alla linea ferroviaria ma è sempre meno e ci si deve adeguare con mezzi di sostentamento alternativi.
Le auto elettriche, sono un bene per pochi. L’auto si usa per scendere in valle – quando non c’è fumo o eventi climatici che bloccano le strade.
Le vie di collegamento come strade, autostrade e ferrovia sono distrutte e destinate al degrado in quanto la manutenzione è stata ridotta per via dell’incuria delle amministrazioni degli ultimi dieci anni.
Siamo sempre più isolati, noi montanari e nessuno si cura di noi.
La mamma dice che appena finiranno le piogge coltiveremo l’orto nel nostro appezzamento di terra. «Pianteremo solo ortaggi resistenti come le patate, le barbabietole e le carote perché solo le verdure che crescono sottoterra potranno essere commestibili» dice, poiché le piogge acide uccidono il resto delle coltivazioni.

La frutta è sempre meno e arriva ogni tanto dalla Francia. Ne mangiamo troppo poca e ciò̀ implica una carenza di vitamine in tutta la famiglia, riscontrata anche dal dottore-robot – un’intelligenza artificiale che sostituisce i vecchi dottori e che analizza il nostro DNA.
Ma siamo tutti “a rischio”, e non c’è più nessun uomo o donna con parametri normali da decenni.
«Siamo tornati indietro» ripete il nonno, «non è più̀ come una volta» risponde la nonna.
Si, i tempi sono cambiati e anche il modo di vivere. Infatti per mangiare, oltre alla spesa che facciamo una volta a settimana – se ci va bene – a valle, abbiamo una stalla in cui alleviamo le galline, le mucche e qualche pecora. Chi ha gli animali o un orto qui sopravvive, chi non se lo può̀ permettere scappa alla ricerca di un posto migliore, forse.
La crisi si sente, solo chi, con impegno e fatica, si adatta al cambiamento, sopravvive.
Nel villaggio a 1800 metri d’altitudine siamo rimasti in 10 famiglie con animali e orti, ma i problemi ci sono sempre: il fieno in estate è più complicato raccoglierlo e così diamo agli animali del cibo liofilizzato preparato in laboratorio che compriamo ai mercati in valle che arriva tramite le ferrovie.

«L’uomo ha ucciso il pianeta» si lamenta il nonno. Tutte le sere che c’è il fumo, «l’aria è diventata irrespirabile e se continua così moriranno anche tutti gli animali!».
So che il nonno ha ragione e tutti temiamo il futuro. Gli ultimi anni hanno cambiato la faccia del nostro territorio alpino, con frequentissime alluvioni, incendi e valanghe di neve mista a ghiaia e roccia. Crolli demografici e del lavoro hanno piegato la nostra società̀, chi non resiste in montagna scende a valle, ma a valle si sta peggio, «dicono».
Il bosco sta scomparendo. Con papà cerchiamo di tenerlo pulito affinché non scoppino altri incendi.
Papà ha perso il lavoro a causa della chiusura degli impianti sciistici cinque anni fa, faceva il maestro di sci. Dopo anche le attività commerciali hanno iniziato a chiudere, incrementando l’emigrazione.
Ora ci sono il panettiere, il bar di paese e la farmacia.
Qui si vive alla giornata. Ognuno in famiglia sa quale sia il suo compito.

Andiamo avanti con i pochi risparmi di una vita dei nonni e io studio con alcuni compagni di classe a casa, su internet, seguendo corsi online – la scuola qui non esiste più.
In tempi così difficili ciò che mi spaventa è vedere i volti dei miei genitori farsi sempre più tristi e cupi. Alla sera bisbigliano parole fugaci mentre sparecchiamo tavola e ci lanciano sguardi rassegnati.
Vorrebbero dare un futuro migliore a me e Claudia, ma l’uomo – con il suo egoismo e la sua smania di globalizzazione – ha ucciso interi ecosistemi che ora è per noi quasi impossibile ripristinare.
Ma io voglio trovare una soluzione, so che c’è.
Non voglio perdere la speranza.
Lo devo ai miei genitori, ai miei nonni e a chi ha fatto tanto per darci un futuro.

≈ ≈ ≈

È il tramonto del 22 marzo 2082. È tornato il sole. La neve copre i tetti del paese. Il fumo è sparito, non ci sono più incendi da due anni.
Il mio sistema di ventilazione avanzato sta funzionando e sta ripulendo l’aria.
Anche la mia tecnologia di protezione per la messa in sicurezza dei boschi ha permesso un miglioramento nelle condizioni dell’ecosistema naturale alpino.
Un po’ è stato fatto, molto c’è ancora da fare.
La neve a marzo, qui, non si vedeva da tempo ed è caduta copiosa tutta la notte. Brilla, come la mia anima.
Io sorrido, sono sicuro che mi luccicano gli occhi in questo momento; guardo il sole che sta per tramontare e ripenso ai nonni, morti cinque anni fa a causa del troppo fumo inalato.
Inspiro a pieni polmoni quest’aria fatta di libertà e coraggio e chiudo gli occhi e penso: «Siamo sulla strada giusta».

Questa storia partecipa al Blogger Contest 2019. Fai sapere all’autore cosa pensi della sua storia, scrivi qui sotto il tuo commento.

Alessia Prin

Alessia Prin

Vivo in un paesino di montagna vicino Sestriere, sono maestra di sci e amo la montagna in tutte le stagioni praticando scialpinismo, arrampicata, escursionismo e ciclismo. Sono curiosa e amo viaggiare per le montagne e nel mondo. Sono laureata in Comunicazione Ict e media e appassionata di tecnologie digitali. Scrivere mi aiuta a riflettere perchè la mia vita è sempre piena di impegni e di tempo dedicato alla montagna.


Il mio blog | Il mio blog è nato per caso durante un esame universitario e da lì ho pensato di tenerlo aperto per poter ispirare la gente con storie legate alla montagna, al viaggio e all'innovazione le mie grandi passioni. Scrivo gli articoli per me stessa e poi per ispirare le persone ad uscire dalla comfort zone e a vivere la vita al massimo.
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