Racconto

#46 • Kyma Oròs

Kyyyma. Polmoni incerti liberano il fiato caldo. Orooos. Il nome del suo mondo. Le onde millenarie ai piedi del monte riecheggiano risacche tra gli ooliti.

testo e foto di Francesco Mattioni  / Ancona

Petroglifi dell’età del Bronzo su balza rocciosa calcarenitica
31/12/2019
4,50 min
informazioni
Il documento secretato dal Sifar è una mappa. Spesse linee nere cancellano brani del territorio.

Un monte? Meno di 600 metri. Ma il versante a Nord-Est è vertiginoso. È segnata una data: 1984. Il Sifar è stato dismesso nel ‘66. Il Colonnello OMISSIS è stato rinvenuto suicida due anni dopo. Il cadavere di un agente del Kor Risik non è mai stato ritrovato ai piedi della ripa della Tagliola. I cristalli di idrossiapatite delle sue ossa smarriti tra valanghe di scheletri calcarei nella pianura corallina sotto il mare. Il 1966 è un anno zero. Luna 9 atterra sull’Oceano delle Tempeste. Diluvi sommergono le città della penisola italica.

Anche il 1984 è un anno zero. Un cacciatore uccide l’ultima tigre di Giava. Due milioni di persone partecipano ai funerali di Enrico Berlinguer. Il monte sulla carta è un labirinto artesiano. Per rubare quella mappa un funzionario del Mukhabarat ha bruciato la sua copertura. Inutilmente. Nel 2050 la Malesia sarà quasi completamente sommersa. L’Egitto, dopo la sconfitta nella Guerra del Nilo contro l’Etiopia, sarà un deserto senz’acqua. Cosa cercano i servizi di due paesi condannati nel criptoacquedotto romano dentro il Monte?

La radio scandisce nel bunker: “sulla funzione delle installazioni militari esistenti sul Monte OMISSIS e sulla sicurezza della popolazione si dà ampia assicurazione che trattasi di installazioni dalle quali non può derivare alcun pericolo per la sicurezza e la salute dei cittadini”. È il Ministro della Difesa Spadolini in risposta all’interrogazione parlamentare del 26/1/1984. I tre uomini che hanno segnato notazioni e foto su quella mappa sono in carcere da dodici giorni. L’accusa è tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato. Nessuno ha mai visto le installazioni.

L’uomo stringe il guinzaglio dell’animale. Un tic. Sembra un cane. La pelle accartocciata dalla mano ripete il suono di un meccanismo programmato. Inamovibile come una falesia la bestia avvera l’arte del Principe. Raggi catodici si frangono su schermi al fosforo. La pelle vuota di un serpente fluorescente nell’angolo del Trinitron mostra la morte del paziente zero dell’epidemia di AIDS. Non è la verità. Le linee nere segnano la paura. Missili nucleari. Virus pandemici, enucleandi politici rieducati alla controrivoluzione, mute di animali geneticamente modificati per predare nicchie ideologiche, banche dati di intercettazioni ambientali SIGINT.

La Fonte che non si esaurisce. Le curve sulla mappa sono un’impronta digitale di signal intelligences impresse sulla terra dall’attrito di icone antropofaghe. Dentro la terra lo stillicidio incide vene al ritmo delle maree della Tetide. È il tempo dell’erosione. Cosa c’è sotto?

Monte Conero (130 milioni di anni fa - …) versante zoomorfo

L’ipercarnivoro si muove senza paura nei resti spettrali della steppa dei mammut. Ha un rostro robusto, un palato ampio, mascelle massicce e bianche zanne possenti che si sono adattate a macellare manti di megalocero, muscoli di uro e cadaveri di elefante antico. Per migliaia di anni. Le secche nari nere raschiano ora l’atmosfera orfana di sciami amminici. I grandi animali non sono più. La dentizione non è ciò che differenzia la bestia. È sola ma pensa in branco. Masticare è un coro. I suoi compagni sono morti dilaniati dai corni di rinoceronti lanosi. O dalla fame. Vlykos. Il rumore del pelo grigioverde dei membri del branco che si muovono all’unisono sul suolo come muscoli ancorati alle ossa.

L’incagliarsi ostinato delle guaine di collagene dei compagni nei propri neuroepiteli. Impressioni elettriche tracciano il cammino del branco tra alofile perenni oltre la morte. Vlyyy… l’indugio come sul ciglio della rupe immacolata sul mare prima di affondare fra l’erba infangata dell’ultima estate. Kooosss. La salivazione accelera per l’assenza. L’animale è il branco. Dov’è? La costellazione dei compagni nella memoria è una veronica di specie. Dov’è. Infesta la roccia come correnti di rivi pliocenici.

Nel silenzio strapiombi nel profondo. Oltre il limite varcato dai basilosauri che rinnegano 300 milioni di anni di evoluzione e tornano al mare. Il ventre megalitico è un tempio fossile alla loro idea vivente. Gli artigli molli del cucciolo sulla pietra bagnata raspano minute onde di acufeni. Kyyyma. Polmoni incerti liberano il fiato caldo. Orooos. Il nome del suo mondo. Le onde millenarie ai piedi del monte riecheggiano risacche tra gli ooliti. La chiostra di falesie calcaree ringhia lontano. L’eco marnoso-arenacea di costole liminali a scaglie bianche e rosse e variegate e cineree rimbomba da nord a sud nelle interiora antiche del cucciolo.

Fondali corrugati come manti intirizziti esposti per la prima volta al sole conservano al loro interno tuorli di oceani cretacei. Il ciclo delle acque sottoterra gocciola sulle ossa lucide dell’animale branco. Sono ancora tutte le une accanto alle altre. Le più vecchie e le più giovani. Le più forti e le più deboli. Il cucciolo è lì in mezzo. Nel gesto che sopravvive. Il branco è ciò che non è a pezzi. Come acqua che scorre. Immagina di cacciare per tutti.

Homo affonda i piedi nel pantano come la nebbia del dolore nel cervello. Nel fango argilloso attorcigliato in spirali grigie sulla sommità depressa del monte gracida una rana nera di chiazze bianche. Nell’acquitrino carcasse in putrefazione esalano corpi santi. L’acqua trasuda sottoterra la roccia dove strati di pietra piangono in uno specchio di abisso. Quale sciame rarefatto divora inarrestabile come vermi sulla piaga la cima? Sono vermi i pensieri? Il figlio morto è lì nel nido delle creature? Fantasmi che infestano il pantano dentro la testa. I pensieri sono epidemia. Ha fatto bene a mandarci anche il cane. Era solo un cucciolo. Giocava insieme al figlio.

Il vecchio dice che il loro correre insieme disegnava il corso del petroglifo sacro sulla rupe dei riti. La galassia della pioggia. La sequenza della giusta incisione. La trama dei torrenti. La mappa del mondo. La canzone del sangue che fluisce. Correvano per gioco la danza della vita. Il cane proteggerà il figlio dal segno nero di argilla e iridio che estingue i futuri delle specie. Sono il branco.
130 milioni di anni fa una bestia sta per imprimere la dodicesima impronta di un cammino che muove tutti.
Da allora è sospesa la zampa del branco.

La danza dei basilosauri. Archetipo pseudo-paleolitico della danza della gheranos

Questa storia partecipa al Blogger Contest 2019. Fai sapere all’autore cosa pensi della sua storia, scrivi qui sotto il tuo commento.

Francesco Mattioni

Francesco Mattioni

Sono un padre di famiglia impegnato a far felice mia moglie e i miei due bambini, faccio il docente di letteratura italiana e di sostegno alle Superiori, ho un dottorato in letterature comparate, un quasi terzo livello di Wing Chun, mi piace leggere, viaggiare e scrivere: fumetti e poesie autoprodotti da ragazzo, la sceneggiatura di un episodio di Un posto al sole, due racconti (Le due tigri, Aprire il buio) e un romanzo in valutazione.


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